I love New York

28 Nov

Vi avverto. Questo non è uno dei miei articoli migliori.

Douglas Adams, creatore dei romanzi della serie Guida Galattica per Autostoppisti, scrive:

La vita trova sempre un qualche appiglio. Essa prospera perfino a New York, anche se è difficile capire perché. D’inverno la temperatura scende molto sotto il minimo legale. […] L’ultima volta che qualcuno stilò un elenco delle prime cento qualità del carattere dei newyorkesi, il buon senso si piazzò al 79° posto. D’estate fa un caldo boia. […] La primavera è sopravvalutata. […] L’autunno però è il peggiore di tutti. […] Quando è autunno a New York, l’aria ha un puzzo come di capra fritta, e se si vuole respirare, la cosa migliore da fare è aprire una finestra e infilare la testa dentro un palazzo. […] Tricia era appena andata a vedere l’ultimo film di Woody Allen, tutto incentrato sull’angoscia di essere nevrotici a New York. […] Tricia amava New York perché amare New York rappresentava una buona mossa sotto il profilo della carriera. Era una buona mossa per lo shopping, una buona mossa per la gastronomia, una mediocre mossa per i taxi e una mediocre mossa per la pavimentazione dei marciapiedi.

da Praticamente innocuo

Questa è New York. O la si ama o la si odia. E New York è l’unico vero amore della mia vita. La città che non dorme mai. La mia città.

Ricordo ancora la prima e unica volta che ho messo piede in quel paradiso. Forse perché avevo vomitato l’anima poco prima di atterrare complice le specialità dell’Oktoberfest dell’aeroplano e una turbolenza piuttosto violenta. Quello che però ricordo indistintamente era lo skyline della città. Al di là del fiume, tanti piccoli palazzi impilati stretti stretti. Sembrava un gigantesco domino pronto a crollare.

Poi gradualmente la macchina ha iniziato ad avvicinarsi a quelle forme indistinte, ma tutte colorate, perché New York è tutto fuorché grigia. Tutto ha iniziato a crescere, crescere e crescere.

Resti imbottigliato nel traffico in una macchina lunga almeno cinque metri. Guardi fuori dal finestrino ancora frastornato dal jet lag e ti senti piccolo piccolo. Ricordo il fortissimo senso di claustrofobia durato sì e no mezza giornata. Guardavo in alto, guardavo oltre quei grattacieli, chiedendomi se mai si sarebbe rivisto il cielo, mentre intorno a me i Newyorchesi avanzavano dritti. Nessuno si guardava in faccia, tutti proseguivano veloci e spediti per la loro strada. Questo è ciò che adoro di New York. La frenesia. La forte e desolante condizione umana.

Per la prima volta, mi sono sentito a casa. E questa è stata per me una grandissima gioia. Vedevo il mio sogno e non mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Non ero uno straniero in terra straniera. Ero a casa. Stavo bene. Ero felice. Ero un freak a mio modo in un mondo di freak. Perché le freak c’est chic.

Mi piace immaginare New York come una città senza passato. Alla fine chi la visita va a vedere palazzi, panorami e grattacieli. Va per lo shopping. Abituato al turismo europeo, ma ancor più quello italiano, è stata per me una realtà totalmente diversa, ma a suo modo affascinante. Pensate che abbiamo fatto due ore di coda per salire sull’Empire State Building. Due ore insieme a mille altri turisti provenienti da chissà dove per poi essere stipati in gruppi di trenta in microscopici ascensori che, senza neanche accorgertene, ti portavano lassù. Nel cielo, da cui tutto vedi e in cui tutto splende. E allora vedi che cosa è New York. La città delle mille luci. Siamo entrati con il sole e siamo usciti con la notte. Ed è proprio allora che la città prende vita. I grattacieli, le strade, i cartelloni pubblicitari. Niente si ferma. Anzi si anima di un nuovo colore. Si anima di quel ritmo frenetico che agogno. Angosciante, ma originale. Il ragazzo insonne. Perché le luci ti ispirano.

E così vai a vedere i negozi, perché lì un negozio diventa un’attrazione. Visiti il Disney Store su tre piani, totalmente tematizzato. Visiti il negozio di giocattoli di Times Square che possiede una ruota panoramica al suo interno tanto è grande. Visiti il negozio dell’NBA per attraversare la strada e incrociare quello degli Yankee. E Tiffany. E ti chiedi se incontrerai Audrey Hepburne con il cornetto in mano. Tutto è spettacolo. Tutto è magico. Sì è finto perché commerciale e artificioso, ma questa è l’industria dello spettacolo.

Manhattan è logica e categorica. Gli avenue sono verticali e le street sono orizzontali. Si inizia la numerazione da est a ovest e da sud a nord. Non puoi perderti a piedi. È metodica. È ordinata. Tutto ha un suo posto e ben si incastra. È un puzzle.

La città che da fuori appare inespugnabile, la città che si mostra dura e aggressiva con quei grattacieli che fungono da cinta muraria e con quei rumori assordanti, mostra un cuore tenero e docile, un lato segreto. Il Central Park è il cuore pulsante. Vai per riposarti, vai per staccare il cervello. Vai per nasconderti. È la tua parte privata, è la tua parte nascosta. Quella che hai paura a mostrare al mondo. Quella che mi fa sentire debole e indifeso quando la condivido.

È la città degli 8 milioni di abitanti. Della gente che non ti guarda in faccia. Della gente che crede di essere superiore. Della gente affarista. Della gente ipocrita. Ma è la città degli 8 milioni che non si parlano, ma che sanno di esserci l’uno per l’altro. Della gente che di fronte ai problemi si rimbocca le maniche e aiuta il suo vicino. Della gente buona e pronta a tenderti una mano quando sei realmente in difficoltà. Della gente sognatrice. Della gente che ha bisogno di credere negli eroi…

New York non è per tutti. È uno stato mentale. È un’attitudine. Richiede un certo fisico e una certa testa. New York seleziona i suoi abitanti.

Vuoi farne parte?

@aMe

12 Risposte a “I love New York”

  1. Davide 4 dicembre 2012 a 15:17 #

    NY sembra così affascinante. Probabilmente lo è, però se non ti orienti e non ti adegui…azz! Sicuramente una tappa che non può mancare almeno una volta nella propria vita.

    • Andrea Magliano 4 dicembre 2012 a 16:10 #

      Guarda, fino ad ora ho conosciuto persone che o amano alla follia New York o la odiano in toto. Non so il perché, però citando rapper, cantanti famosi, attori, scrittori e via dicendo “New York è uno stato mentale” che o fa parte o meno, è difficile da spiegare 🙂

  2. francissius 20 aprile 2013 a 18:10 #

    fuck yeah, il primo post che scelgo è quello dell’America (volevo sapere se avevi messo qualcosa di americano). Non ci sono mai stato lì, ma grazie a te. leggendo quello che hai scritto la posso immaginare più che bene!! E’ un articolo che mi piace tantissimo, descritto splendidamente. Altroché.

    • Andrea Magliano 20 aprile 2013 a 18:31 #

      Eh, adesso, sei troppo gentile. Che poi divento rosso! 😉 Ho fatto un unico viaggio in vita ed è stato New York, ma è stato un sogno a occhi aperti. Anche se adoro l’America e la girerei tutta, ogni ambiente e città. Il sogno è affittare una macchina e via tutti gli Usa in macchina! Se vuoi e ti interessano, sul mio profilo fb ci sono le foto della città e lì traspare tutto l’American Style eheh (non ricordo se sono pubbliche o private, ma al più ti aggiungo agli amici!)

  3. marco 9 Maggio 2013 a 23:08 #

    Giungo in ritardo a commentare questo splendido post… mi ha colpito molto l’immagine iniziale dello skyline e dei grattacieli che diventavano sempre più grandi quasi a far dimenticare il cielo… Su quel ritmo frenetico che agogni credo di capirti, spesso anch’io ho provato questa sensazione, chissà se è un bene o un male? Forse nè l’uno né l’altro, dipende, dal contesto fisico e mentale in cui uno vuole stare per trovarsi bene

    • Andrea Magliano 10 Maggio 2013 a 18:30 #

      Ti avevo risposto, ma il commento scopro adesso è andato perso… Cerco di ricordarmi tutto quanto. Grazie per i complimenti e per lo skyline, era proprio un’immagine da cartolina. Ciò che devi tenere a mente è che New York è tutto fuorché grigia, i grattacieli sono colorati e ci sono luci ovunque, al contrario dell’immagine un po’ deprimente di certi prodotti televisivi. Per quella sensazione di frenesia, invece, hai ragione, non è né un bene né un male, ma appunto uno stato chiamiamolo. L’importante che sia una frenesia con uno scopo e non un vagare di corsa senza obiettivi o nulla in mano!

      • marco 10 Maggio 2013 a 21:19 #

        Esatto, sennò diventa un palliativo come dicevamo ieri! Ci ho appena scritto un post sopra parlando anche di ciò… penso che quando mi libererò da questa strana frenesia se mai accadrà mi sentirò finalmente libero e sereno!

        • Andrea Magliano 11 Maggio 2013 a 23:24 #

          Allora vado a leggere l’intervento e adesso ritorno attivo anche sul tuo blog! 🙂 Io ti auguro al più presto di liberarti di quella frenesia che intendi quanto meno per sentirti in pace e felice. Te lo meriti! 😉

  4. smARTraveller 2 novembre 2013 a 01:25 #

    A proposito di stati mentali e NYC … il riassunto in 5 minuti http://wp.me/p3JSEA-q3

    • Andrea Magliano 2 novembre 2013 a 12:18 #

      Grazie per averlo condiviso 🙂 Bellissimo!

      • smARTraveller 2 novembre 2013 a 12:23 #

        Questo video è proprio una carezza e un tumutlo insieme! E’ vero che a volte basta poco per viaggiare o per scuotere la mente a farlo!

        • Andrea Magliano 2 novembre 2013 a 12:29 #

          Seriamente! E’ difficile esprimere le sensazioni poi che New York sa trasmettere, ma in quel video c’è molta della sua essenza 🙂 Basta pochissimo, ma si viaggia lontanissimo 🙂

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