Il cigno nero

3 Dic

L’unico vero ostacolo al tuo successo sei tu.

Nina, una ballerina del New York City Ballet, affronta la prova della sua vita. Ottiene il ruolo principale nella nuova trasposizione de Il lago dei cigni, incontrando però difficoltà nell’interpretare le due metà della sua protagonista. Se per il cigno bianco, Odette, è perfetta e piena di grazia, la sua metà oscura, Odile, la conduce in un vortice senza via di fuga.

Come nella precedente recensione, trovo molta difficoltà a scrivere in breve la sinossi del film. Non sono convinto di ciò che ho scritto perché lo ritengo riduttivo. Non sono frasi armoniche. Sono sbagliate. Questo è il mio perfezionismo.

La critica non ha apprezzato il film, anche se la protagonista, una bellissima Natalie Portman, ha incantato le platee arrivando a vincere il suo primo Oscar. Credo che il motivo di tale astio sia nella non originalità del tema, qui amplificato al massimo: dentro di noi coesistono due metà, per semplicità una bianca e una nera. Una prevale sull’altra, ma cosa succede quando si tenta di spezzare quest’equilibrio e di esplorare quella nascosta?

Questo è il sunto del film che utilizza il pretesto del balletto per mettere in scena un percorso di formazione (o di perdizione, qual si voglia), conducendo la sua eroina al debutto in società.

Per descrivere questo percorso mi piace partire dagli spazi che qui diventano protagonisti assoluti. Nonostante siamo a New York, le ambientazioni sono sempre piccole e intime. Spesso sono corridoi, canali di passaggio e di transizione da un luogo a un altro, metafora di un passaggio di testimone.

Inoltre, prevale il concetto di perfetta simmetria asimmetrica nella costruzione scenica. Per esempio, Nina, vestita di bianco, dialoga con il coreografo in nero che la introduce in questo viaggio di scoperta del suo io oscuro, in una piazza circolare esattamente simmetrica.

Una scena molto evocativa vede la Portman in bianco pronta a superare un cavalcavia. Si ferma e osserva davanti una persona in nero che sembra imitarla in ogni suo gesto. Le due si avvicinano, si sfiorano, si guardano, per qualche secondo hanno lo stesso volto, ma in realtà sono due identità diverse. Questo è il momento in cui le due metà di Nina si incontrano/scontrano e si sostituiscono in un gioco indemoniato.

Il cigno nero - Natalie Portman

Un altro protagonista del film è lo specchio, pronto a testimoniare la coesistenza duale delle identità di Nina e il loro scontro inconciliabile. Se non è l’oggetto in sé, lo è lo specchio d’acqua della vasca fino a quello di una madre assillante, frustrata e apparentemente posseduta che riflette il suo ego e i suoi vecchi sogni di gloria nella figlia.

Nina è una ragazza fragile, troppo buona per il mondo che vorrebbe vivere. La sua natura candida e pulita si trasforma nell’ennesimo elemento conflittuale del film che trova in Lily, interpretata da Mila Kunis, la sua nemesi complementare. Se Nina è perfetta, razionale, metodica, armonica, Lily è superficiale, volgare, libera da ogni freno.

Trovo molto affascinante l’ingresso in scena di questo personaggio. Mentre Nina sostiene il provino per la parte di Odette, Lily fa il suo ingresso in sala rumoroso facendo perdere la concentrazione alla ballerina e provocando una leggera vibrazione negli specchi. Lily è un personaggio sfuggente. Di lei si sa poco e nulla, ma è una presenza incombente sulla figura di Nina.

Tra le due si crea un rapporto di amore e odio dato che sono amiche, ma su entrambe pesa la scelta di chi sarà il cigno nero. La nuova arrivata è molto più libertina e meno frigida, intrigante sessualmente. Nina, la cui cameretta è ancora tutta in rosa come quella di una bambina, deve tirare fuori la sua femminilità e la sua aggressività viscerale. Trasformarsi da bambina a donna.

Così la scoperta di sé passa anche per un semplice e istintivo gesto, la masturbazione, che ci porta a conoscere un nostro lato, che Nina ancora rifiuta di accettare e di tirare fuori. Ma per la sua ricerca di perfezione, per calzare le vesta del cigno nero, è costretta ad esplorare. Perché il sesso è anche uno dei simboli del passaggio all’età adulta.

Il cigno nero - Natalie Portman specchi

Nina ogni volta che prova a toccarsi fallisce miseramente, perché spaventata e incapace di gestire il suo alter ego. Così, mentre inizia a masturbarsi nel letto si accorge dello spettro della madre lì ad osservarla dormiente e lei, vergognandosene, si rifugia sotto le lenzuola. O ancora nella vasca si lascia andare, ma da sotto la superficie dell’acqua vede prima delle gocce di sangue (la verginità?) e successivamente la sua immagine specchiata e perfida disposta ad affogarla.

Riuscirà a raggiungere tale pace nella tanto chiacchierata scena lesbo del film, in cui, dopo una notte di divertimento, alcol ed eroina con la sensuale Lily, si concede al sesso. Le due metà riescono finalmente a incontrarsi. Si assaporano a vicenda. Si nutrono l’uno dell’altra. Ma il risveglio è dolce e amaro. Lily non è lì, non è mai stata a suo dire in quella stanza e anzi sta vestendo i panni della prima ballerina nella trasposizione.

Lo specchio si amplifica fino al giorno della prima dove le due rivali si scontrano definitivamente. Vi avverto della presenza di spoiler finali, ma non posso trascendere dalla fine per enunciare il mio pensiero.

Nina si rimpossessa del ruolo guida e nel primo atto deve impersonare il cigno bianco. La fragilità e la paura per quanto successo, sogno o realtà, desiderio inconscio o semplice curiosità, le causano non pochi problemi. Nel secondo atto deve interpretare il cigno nero, ma ecco tornare in scena Lily. Nina diventa aggressiva, non le lascia prendere il suo posto nell’occasione della vita. La scaglia contro uno specchio e la uccide. Sale sul palco con una nuova dose di adrenalina e diventa celestiale. La metamorfosi fisica, non solo mentale, nel cigno nero è oramai ultimata. Il lato oscuro ha preso il sopravvento.

Per l’ultimo atto deve tornare Odette quando, sofferente del cigno nero che ha ingannato il suo principe, si suiciderà. E allora scopri che Lily non è mai morta nel camerino e che Nina si è pugnalata da sola con i vetri dello specchio. Sofferente, angosciata, incapace di affrontare la realtà, sale sul palco pronta all’ultima fatica. Al momento del suicidio scenico corrisponde il suo suicidio reale. Il pubblico è entusiasta della sua eroina. La sua eroina che conclude dichiarando “L’ho sentito. Era perfetto”.

Nina ha affrontato il suo percorso. Ha scoperto finalmente la sua natura inconscia, cercando di fare coesistere le sue identità. È cresciuta liberandosi dello spettro dell’infanzia e abbracciando l’età adulta e tutti i suoi problemi. Ma è stato un percorso irto di ostacoli, spaventoso. Una metamorfosi reale.

E allora mi viene il sospetto che il personaggio di Lily non sia mai realmente esistito, ma sia stato fin da subito una proiezione della sua mente. Lily era la natura nera, sfuggente come sfuggiva a Nina. Il loro rapporto sessuale è per trasposizione la riuscita della masturbazione, del sesso con noi stessi, intimo e privato di auto scoperta. La mia tesi è supportata dal fatto che Lily non è sempre in scena, ma compare soltanto in occasione delle scene del cigno nero.

Poi arriva il discorso del suicidio finale e del tema della perfezione. Nina è un’artista che vuole entrare nella parte, cucirsela addosso e come tale riflette la storia del balletto sulla propria. Le due nature non devono correre parallele e complementari, ma devono unirsi in un tutt’uno. Questa è la perfezione dell’artista. Provare e provare e continuare fino a trasformare il proprio personaggio pubblico nella propria voce, nella manifestazione di sé. Da qui anche la metamorfosi di Nina in un cigno perfetto.

E poi il suicidio come forma di liberazione e in un certo senso di incapacità di far coesistere tante identità così opposte e inconciliabili. La morte diventa la liberazione, così come nella trasposizione de Il lago dei cigni, la morte libera da un amore non corrisposto e ingannato da una natura sbagliata e tenebrosa. È un conflitto a senso unico. Ma è uno scontro che parte da noi. L’unico ostacolo al proprio successo siamo noi, dobbiamo liberarci e imparare a convivere con queste identità.

Tutti vorremmo essere perfetti. E liberi.

@aMe
Andrea Magliano

6 Risposte a “Il cigno nero”

  1. vale 3 dicembre 2012 a 23:17 #

    Un ruolo importante lo gioca anche la madre..anche lei ha una doppia personalità che sfocia direttamente nella figlia… Un legame quasi malato. Cmq lui è veramente un grande regista. Notevole anche the wrestler

    • Andrea Magliano 4 dicembre 2012 a 15:57 #

      Sì anche la madre è una figura chiave e guarda caso anche lei appare sempre in nero. Il regista ha giocato molto su forze opposte e in conflitto l’una con l’altra. La madre secondo me è veramente uno spettro che impedisce al cigno di manifestarsi e di uscire allo scoperto.

  2. Irene D.M. 4 dicembre 2012 a 01:48 #

    Aronofsky è un cazzo di genio….e questo è con molta probabilità il suo miglior film. Mi ha fatto venire i brividi e non per la paura. Una gestione degli spazi magistrale, a mio avviso, che rende alla perfezione l’idea di claustrofobico, irreale, paranoia… La dicotomia mentale della protagonista in perfetta linea con la sottotrama del balletto, e vivibile anche da un punto di vista iconografico/fotografico…. uno dei migliori film dello scorso anno insieme a Malick e Von Trier

    • Andrea Magliano 4 dicembre 2012 a 16:06 #

      Ciao, intanto piacere di conoscerti e grazie per il tuo feedback! 🙂
      Assolutamente condivido il tuo giudizio. Il film l’ho trovato veramente d’impatto a partire dalle location, ma anche per le gradazioni di colore applicate ovunque, fotografia, musica… Tutto è ben orchestrato e “coreografato” per introdurre questo viaggio folle, angosciante, ma comunque reale.
      Purtroppo non conosco molto della filmografia del regista, oltre a questo e a The Wrestler. I film che vedo li devo “sentire”, non so come spiegarti 🙂 Questo lo sentivo veramente interessante, mi riconoscevo in un certo senso in quella protagonista e nella sua ricerca di perfezione totale!

  3. Davide 4 dicembre 2012 a 15:31 #

    Tra l’altro da notare che la colonna sonora è…perfetta.

    • Andrea Magliano 4 dicembre 2012 a 16:11 #

      Hai ragione! Vedi perché non sono capace a fare recensioni? Mi perdo a parlare di mille dettagli e contemporaneamente me ne perdo mille altri! 😦

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