Scatole

14 Gen

Guardatevi intorno e ditemi quante scatole vedete.
Guardatevi dentro e ditemi quante scatole tenete.

L’uomo ha bisogno di fare ordine. Sempre e costantemente. Tutto deve essere classificato e inserito nella scatola giusta. La trasversalità spesso non è ammessa. Questo è uno dei motivi per cui disprezzavo la scienza. Vedevo in quel rigore logico una mentalità castrante. Mettere etichette a tutto. Catalogazioni e archiviazioni. Non fanno per me. Odiavo la scienza perché castrava i miei sogni. Voleva dare spiegazioni a tutto quanto, cancellando nella mia testa la componente magica che governava la vita. Ci sono domande a cui l’uomo non darà mai risposta. La scienza non lo accetta. Io non accetto la scienza. E creiamo così un circolo altamente vizioso.

L’uomo ha paura di ciò che non può controllare. Essere eterogenei, eclettici, sfuggenti spaventa. Perché non ti lasci inquadrare. Non trovi una posizione chiara e univoca. Non vogliono darti la possibilità di cambiare. Perché il cambiamento provoca conseguenze incontrollabili. Sono devastanti. La gente ha bisogno di mantenere lo status quo. Non vuole sognare. Accetta la norma. Anche se questa li soffoca. Siamo tutti spaventati. Ma io voglio sognare. Illudermi.

L’uomo pone etichette a qualsiasi comportamento. Bene, tutte queste scatole con me non funzionano. Voglio avere la presunzione di ritenermi libero da preconcetti e pregiudizi. Voglio essere esente da definizioni. Io non voglio essere uno stereotipo, voglio essere un individuo dotato di tutta la sua complessità e variabilità. Ma in questo modo, la gente è terrorizzata. A me fa sempre ridere. Quando parlo o mi atteggio, le persone hanno sempre immagini distorte e davanti a mille persone riesco a ricevere mille definizioni diverse. Etero, gay, asessuale, fascista, bolscevica, anarchico, timido, socievole, introverso, estroverso, bello, brutto, buono, cattivo, arrogante, debole, forte. A volte mi divertono. Mi dico che bello se basta così poco per distruggere il loro mondo, per distruggere tutte le loro certezze.

Perché un uomo non deve esprimere i propri sentimenti. Perché un uomo non può ascoltare Madonna. Perché un uomo se incontra una ragazza deve solo e soltanto portarsela a letto, prima ancora di conoscerla. Perché un uomo deve avere un lavoro fisso e mantenere la famiglia. E la lista di luoghi comuni prosegue all’infinito.

Gli altri inscatolano, incuranti di chi hanno di fronte. Incuranti di capire chi trovano al loro cospetto. A ogni scatola, l’uomo imposta un dato modus operandi e forma mentis. Una scatola senza coperto o fusa con un’altra rappresenta l’anormalità. La situazione di pericolo a cui nessuno è abituato. La nave affonda, dobbiamo metterci in salvo. Si salvi chi può.

Badate bene che anche io adoro archiviare. Nasco pur sempre come contabile e la mia parte logica ha avuto la meglio a lungo. Fortunatamente, il mio io irrazionale lo ha iniziato a tenere a bada. Ho iniziato a capire che gli stereotipi hanno sì pur sempre una base di verità. Mi chiedo però se ad alimentarli ci siano le stesse persone che vogliono vivere in questo modo oppure se effettivamente è insito nella natura umana quella serie di comportamenti che creano la macchietta. Ho iniziato a capire che non mi piacciono gli stereotipi, mi piacciono gli individui quando manifestano comportamenti fuori dalla norma. Eccessi. Nel macro e nel micro. Non serve per forza tingersi i capelli di colori sgargianti, essere eccentrici esteriormente. Guardate gli occhi di una persona. Guardate le sue mani. I suoi tic. Ascoltate il vibrato della sua voce. Osservate la sua postura. Tutti dettagli che rivelano molto più di noi che l’impatto estetico.

Siate osservatori e chiudete in uno scantinato quelle scatole. Aprite i coperchi e lasciate libero il vaso di Pandora. Lasciate che le diverse entità si fondano. Che creino nuovi mondi ed ecosistemi. Siate voi stessi, non siate ciò che gli altri vogliono.

Non voglio essere uno stereotipo.

@aMe
Andrea Magliano

16 Risposte a “Scatole”

  1. Ambra 14 gennaio 2013 a 12:55 #

    D’accordissimo…
    Ultimamente sono stata smentita clamorosamente su degli stereotipi che mi ero creata su alcune persone.
    E’ vero, spesso la prima impressione è quella che conta, ma serve scavare a fondo per scoprire la vera essenza di una persona. E anche in quel caso, non possiamo mai esserne sicuri, neanche di noi stessi, perché cambiamo continuamente, anche se a volte non ce ne accorgiamo.
    Fai bene a non voler essere uno stereotipo. Neanche di te stesso.

    • Andrea Magliano 14 gennaio 2013 a 20:35 #

      🙂 Anche a me è capitato di riscoprire talune persone. Del resto l’abito non fa il monaco! E tuttavia la nostra identità si rimodella e cambia d’abito costantemente, fino a quando non ce ne stufiamo. La base resta sempre uguale, ma rimodelliamo alcuni elementi. Volenti o nolenti. Bisogna sforzarsi per conoscere una persona, investire tempo e fatica. E a volte si hanno belle sorprese. L’importante è essere se stessi e non ricadere nel solito cliché.
      Grazie per essere passata a salutarmi 🙂

  2. ellagadda 14 gennaio 2013 a 15:11 #

    L’importante è non voler essere qualcosa, poi quel che viene viene, e pure se vuoi portarti a letto una ragazza, magari con Material girl di sottofondo, che fa, basta che sia consenziente! =)
    Scherzi a parte, purtroppo la vita stessa è uno schema, che comunque la si viva, si sa come andrà a finire; a maggior ragione -visto che a nascere, crescere e morire siam tutti buoni- cerchiamo di rendere unico il mentre, almeno per noi stessi.

    • Andrea Magliano 14 gennaio 2013 a 20:31 #

      Naturalmente solo rapporti consenzienti! Non sono il tipo a meno che un meteorite mi cada sulla testa e cambi improvvisamente 😉
      Hai ragione, purtroppo ci sono sovrastrutture naturali (nasciamo, cresciamo, moriamo) e artificiali (la società umana come si è evoluta, istruzione, lavoro, famiglia). Ma come dici, dobbiamo essere noi a renderla speciale. Sta tutto a noi!

  3. passoinindia 14 gennaio 2013 a 18:17 #

    Pienamente d’accordo. Continua così. Forse non tutti capiranno ma lo farà chi davvero ti vuole bene. Chi non capisce non è alla tua portata. Bravo davvero.

    • Andrea Magliano 14 gennaio 2013 a 20:29 #

      Grazie mille! Davvero!
      Sono d’accordo con te. Credo che valga un po’ per tutti, chi ci vuole davvero bene cerca di andare oltre le apparenze e si impegna e si sforza. Magari fallisce, perché comunque un individuo è un’entità fin troppo complessa. Ma si sforza e anche solo questo gesto è apprezzabile!

  4. Tarantino 14 gennaio 2013 a 19:54 #

    Bell’intervento!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 😛

    • Andrea Magliano 14 gennaio 2013 a 20:26 #

      Grazie mille 🙂 Come al solito, dovevo pubblicare dell’altro, ma poi è uscito questo :p

  5. Davide 14 gennaio 2013 a 23:57 #

    Quanto è vero quel che hai scritto. Sono d’accordo su molti punti. Di fatto l’esperienza insegna, o almeno dovrebbe. Secondo il mio vissuto ho imparato che bisogna valutare caso per caso, persona per persona. Purtroppo, però, capita spesso che quelle persone che vengono etichettate assumano, più o meno volontariamente, quel l’atteggiamento. Quando succede a me spiace, anche perché così facendo si alimentano ancor più i luoghi comuni.
    Mi viene da pensare, ad esempio, ad un ragazzo che può avere un atteggiamento un po’ da “mascalzone” o fa il finto bullo per farsi “Figo”. Considerate le notizie di bullismo che circolano tra i mass media di recente, quel ragazzo potrebbe essere etichettato dalla società come tale, poi magari non lo è, ma fa solo il gradasso per fingere e farsi vedere grande e virile dagli amici. Questo però è un altro paio di maniche, anche sui mass media ce ne sarebbe da dire…

    • Andrea Magliano 15 gennaio 2013 a 01:09 #

      Appunto, quanto quello stereotipo è tale perché un’imposizione di uno status quo piuttosto che un effettivo sentire personale? La mia speranza è quello di essere libero da qualsiasi preconcetto nel senso di poter costruire la mia vita come meglio credo. La verità è che non si è mai liberi al 100%, possiamo tenderci però. Tutti cerchiamo di mantenere lo status quo. Forse è quando ce ne renderemo conto che allora potremo parlare di un nuovo passo avanti, di un nuovo progresso…

  6. Gioacchina 15 gennaio 2013 a 15:20 #

    una donna che la dà la prima sera è una zocc…baga…, un donna che se la tira è una str…, una che la chiede? fa paura e gli uomini scappano…allora mamma cosa dovrei fare? DIVERTITI E FREGATENE, SII QUELLO CHE VUOI E FAI QUELLO CHE SENTI. pienamente daccordo con te e con quello che hai scritto, dopo aver passato anni ad essere quello che gli altri volevano, ad un certo punto sono stata me stessa..molti sono andati via, pochi sono rimasti! meglio così!!!! Grazie per quello che hai scritto…è incoraggirante!

    • Andrea Magliano 15 gennaio 2013 a 18:04 #

      Meglio pochi ma buoni, e soprattutto meglio in pace con noi stessi ed essere sempre pienamente convinti delle proprie scelte, come giustamente diciamo, facciamo ciò che vogliamo e facciamo ciò che sentiamo 😉
      Grazie a te per il commento e per l’iscrizione!
      Andrea

  7. valivi 15 gennaio 2013 a 23:21 #

    ma certo,via le scatole e impariamo a conoscerci ed apprezzarci anche senza comprendere! però non gudico la scienza in modo così negativo, dai: scienza non è catalogazione, bensì il “piacere della soperta” (uh uh uh, che citazione banale!), la curiosità che segue il senso di meraviglia che proviamo per l’ignoto. ma sono solo punti di vista!

    • Andrea Magliano 16 gennaio 2013 a 00:36 #

      Apprezzo assolutamente il tuo punto di vista e hai ragione. La scienza è anche il piacere della scoperta. Alla fin fine io stesso sono il primo a volte a fare scorpacciate di documentari e mi piace scoprire e capire. E’ una delle mie tante contraddizioni 🙂 A volte, però, preferisco di gran lunga il mistero, rende tutto più magico e creativo. E soprattutto interessante da scoprire. E quando la scienza mi vuole dare a tutti i costi una risposta, non lo accetto.
      Scusa il mio sproloquio! 🙂

  8. noruleswords 28 gennaio 2013 a 17:19 #

    Bel racconto.
    Le scatole esistono ed esisteranno per sempre.
    Non è importante come sono fatte, se di cartone di latta o di vetro, né cosa contengono, se gioie dolori o sogni.
    L’importante è con quale attenzione sono stati disposti gli elementi al loro interno.

    • Andrea Magliano 29 gennaio 2013 a 16:05 #

      Hai ragione, nel bene e nel male, le scatole sono sempre esistite e continueranno a farlo. Quello che mi piacerebbe è però che nonostante queste limitazioni si possa anche vivere nel caos o meglio far sì che i confini non siano mai così invalicabili o imbattibili.
      Andrea

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