Breve premessa: i fatti qui accennati sono realmente accaduti e, vista la loro drammaticità, potrebbero urtare la sensibilità di alcuni.
Oggi ridente località turistica affacciata sull’Oceano Atlantico, l’isola di Nantucket era nota in passato per le baleniere e perché qui Herman Melville ambienta il racconto di Moby Dick.
Nel romanzo, il capitano Achab si scontra contro la balena del titolo. Melville costruisce una storia di vendetta e di ossessione, allegoria della condizione umana e del suo rapporto con la natura, destinata al fallimento. Il bianco animale, misterioso nella sua natura non umana, diventa metafora di un creato irraggiungibile e malvagio.
Lo scrittore trae ispirazione da due fatti di cronaca. C’è la storia del capodoglio albino Mocha Dick, un maschio adulto che viveva nel XIX secolo al largo del Cile, ora gentile e ora incredibilmente violento. Lo scrittore però vuole omaggiare la triste e celeberrima avventura dell’Essex conclusasi nel 1820.
Partita dall’isola di Nantucket e doppiato faticosamente Capo Horn, la baleniera si spinge su rotte quasi inesplorate al largo del Pacifico per sopperire alla finora irrisoria pesca. Alle porte dell’inverno, i capodogli si preparano alla stagione degli accoppiamenti. Una volta avvistati, l’equipaggio cala tre lance puntando un esemplare maschio che prima di fuggire ribalta una delle imbarcazioni.
In un clima di sospesa incredulità, l’animale riemerge colpendo l’Essex e scompare prima di affiorare di nuovo e affondare la baleniera. Venti persone si salvano a bordo delle due lance con poche provviste. Questo però è solo l’inizio dell’incubo. Gli uomini decidono di navigare verso il Cile.
I superstiti trovano un atollo disabitato (l’isola di Henderson) che saccheggiano rapidamente. Tre di loro decidono di attendere i soccorsi, mentre gli altri ripartono finendo alla deriva. I viveri terminano presto e la fame e la disidratazione portano i primi morti. Resta una soluzione: cibarsi dei loro corpi. Dopo 78 giorni, i naufraghi sono costretti ad abbandonare l’ultimo briciolo di umanità rimasto. Tirando a sorte individuano un compagno da uccidere e mangiare.
Solo il comandante e il primo ufficiale, Chase, che racconterà la triste vicenda prima di impazzire, giungeranno a terra. Mesi dopo saranno portati in salvo anche gli uomini sul piccolo atollo.
Come è facile intuire, questa storia sconvolse l’opinione pubblica e ha aperto le porte a numerosi interrogativi. Al di là del dramma del naufragio, un episodio non così infrequente nella storia, ciò che colpisce è il cannibalismo a cui sono indotti gli uomini.
A lungo si è puntato il dito contro l’uomo cannibale incivile da addomesticare. I valori della cultura umana qui decadono poco a poco avallati soltanto dalla necessità di sopravvivere. L’uomo non è più tale, diverso dalle bestie, ma pur sempre un animale. Non è più importante chi siamo, da dove veniamo o cosa indossiamo. Conta un istinto che riemerge nel momento di maggiore difficoltà. La storia dell’Essex (ma al cannibalismo furono spinti anche i superstiti del disastro aereo delle Ande del 1972, qui) ci ricorda l’annosa domanda: l’uomo di cosa è realmente capace?
L’equipaggio è stato costretto al cannibalismo dalle circostanze. Li si può giustificare? Spesso tendiamo a fare simulazioni di situazioni estreme per capire come ci comporteremmo, ma si tratta pur sempre di falsificazioni che il nostro cervello riconosce come tali. In un contesto analogo cosa avremmo fatto pur di sopravvivere?
Tornando all’affondamento, il caso dell’Essex è oggetto di studi anche per altri motivi. Ad oggi risulta l’unico naufragio causato volontariamente da un cetaceo. Questi animali tendono a fuggire di fronte al pericolo, ma il capodoglio pareva seguire una strategia di attacco come se sapesse che il vero nemico non era tanto la piccola quanto la grande imbarcazione. Questa convinzione può suggerire forse un’intelligenza animale superiore?
Secondo altri, l’odontecete ha reagito solo in preda al panico, magari confuso dopo il primo urto. Inoltre, durante la stagione degli amori i maschi diventano più aggressivi e nella baleniera potrebbe aver riconosciuto semplicemente un rivale. Ciò pertanto sarebbe solo sintomo di un istinto naturale.
È interessante osservare infine come Chase descriva il capodoglio sui 25 metri (dimensioni notevoli, ma nella norma), quando oggi raramente toccano i 18. Poiché è impensabile una tale miniaturizzazione in poco più di due secoli, si presume che la caccia intensiva abbia ridotto drasticamente il numero di individui adulti. Ne Il mondo d’acqua di F. Schätzing, si stima che nell’arco di 300 anni la popolazione di capodogli sia calata da 3 milioni a 10.000 esemplari, in pratica un’estinzione di massa.
In natura tutto si basa su un delicato equilibrio ed eventuali mutamenti di uno o più tasselli sono diluiti nell’arco di migliaia di anni, pena l’avaria dell’intero sistema.
L’uomo che cerca di sottrarsi alle sue regole aspira al ruolo del capitano Achab. Anche se già sappiamo chi tra lui e Moby Dick ha avuto la meglio.
©®aMe
Andrea Magliano
25 mt.. che bestione!! 🙂
Hai visto? Io avrei persino un po’ di paura a stare a fianco a un animale così grande 🙂
Non solo tu, te lo assicuro! 😛
Ciao Andrea ed un caro saluto 🙂
Ciao Niko, felice domenica spero di Sole 🙂
Grazie!
Sì c’è il sole, ma fa freschino!!
Anche qui mezzo e mezzo. Ma ce le godiamo prima dell’arrivo della pioggia eheh
Ussignùr.. mi son perso le previsioni: ancora pioggia?? Ma nuuuuu
Metà settimana, così dicono! E ti giuro che non ho fatto nessuna danza della pioggia, né ho provato a ballare 🙂
😀 😀 😀 meno male
L’uomo dimentica, spesso, di essere un semplice ingranaggio della natura e non il suo dominatore.
Una vita più semplice, più umile e più rispettosa di quello che ci circonda potrebbe aiutarci a metabolizzare certi eventi (il cannibalismo ma anche la morte stessa) come del tutto normali.
Scusa se mi permetto, ma
… la morte son d’accordo con te…
il cannibalismo però ….
Non può far parte della normalità …
Non è normalità, certo.
E’ la conseguenza di uno stato di emergenza e necessità.
Ecco cosi sembri piu convincente …
Personalmente sono d’accordo con te. Credo che l’uomo più che un progresso abbia maturato una profonda presunzione verso il pianeta e tutto ciò che contiene, dimenticando così la sua origine e natura pur sempre animale. E soprattutto il suo essere solo l’ennesimo ingranaggio di una macchina più grande.
No e’ che adesso devo aver paura che ti avvicini vero?
Sei erbivoro vero?
… :0
Ma certo Stefy che sono erbivoro, lo sai! Per ringraziarti, entra in questo bel pentolone pieno d’acqua bollente per un bagno rilassante. E dicono che se ti immergi con queste carote e pomodorini è ancora meglio. Io prendo un bavaglin… ehm un asciugamano :p
Scherza scherza, ma guarda che sono indigesta!
Eheh non ti preoccupare, c’è sempre il sorbetto per digerire 😉
Infatti mentre leggevo mi si sono sollevate spontanee le domande sui limiti degli esseri umani e se alcuni animali possano infuriarsi e attaccare di proposito.
Credo sia giustificabile i loro atto di cannibalismo, erano nel loro piccolo. e sfortunato mondo nel quale potevano decidere per etica di morire di fame o allontanare questa idea e selezionare a caso il futuro Bon Roll umano. L’avrei fatto anche io e sperare di non venire mangiato! Povera Terra, siamo gli unici abitanti così intelligenti ma così malvagi (intendo per la caccia alle balene ). Vado a raccogliere margherite ciao 🙂
Anche io giustifico il ‘cannibalismo’ dei poveri naufraghi (qui nel caso dell’Essex, come per i sopravvissuti sulle Ande) per necessità. Dall’altra parte se mi trovassi nella stessa situazione, non so se ne sarei stato capace. Sicuramente avrei mille remore, ma anche in quel caso mi chiedo se deriverebbero dall’etica e dal rispetto di una persona o se da qualche forma ribrezzo (come se mangiassi un animale ‘strano’ come insetti…).
Sul discorso dell’intelligenza, Schätzing afferma che non esiste tra le specie viventi della terra una forma evoluta come la nostra. Però, può essere l’uomo veramente intelligente nell’annientarsi tra i suoi stessi simili, distruggere gli ecosistemi e vivere dietro al dio denaro e basta, …? Onestamente i dubbi mi vengono eheh Buon raccolto di margherite 😉
La chiosa del tuo post è emblematica, c’è sempre da imparare dalla storia, e da quanto siamo piccoli. Di fronte alla natura ma anche di fronte ai nostri sforzi per entrare nella storia e per crederci grandi.
Ed è curioso che anche di fronte a situazioni in cui l’uomo diventa improvvisamente piccolo e senza “armi” a sua disposizione, possa subentrare nuovamente di qualcosa che abbassa l’uomo a livello delle bestie ma che ciò nonostante assumerà pur sempre un significato e una caratteristica umana per chi compie quel gesto (impossessarsi di un altro corpo umano fino al punto di mangiarlo non è forse il segno di un potere e di una grandezza immensa??)
La seconda domanda, relativa ad una forma di intelligenza animale superiore, è decisamente affascinante.
Da ciò forse l’unica cosa che possiamo imparare è che lasciando andare al di fuori del nostro controllo la balena che abbiamo dentro, la parte più animale ed istintiva per così dire.
In generale il tuo post e risveglia tutto il mio amore per il mare, mi fa venire in mente il grande film del 1960 su Moby Dick, con un grande Gregory Peck nel ruolo di Achab, e il filone dell’horror cannibal movie italiano degli anni ’80 (che non ho mai visto però!)
Non sono un grande amante del tema cannibalismo al cinema e non. Forse anche per questo la storia dell’Essex (e delle Ande) mi ha così rabbrividito.
Già in più occasioni ti dicevo che credo in una visione ciclica della storia. Da documentari o racconti scientifici traspare sempre più l’immagine dell’uomo come un qualcosa di puramente temporaneo, i cui sforzi per essere grandi o immortali, sono destinati comunque a fallire la sfida più grande contro la natura e il tempo.
In certe occasioni, estreme come quelle raccontate, ma anche più soft, mi pare che l’uomo abbia cercato di reprimere la sua natura istintuale. Ma la repressione non è annientamento, il contrario. E come ogni repressione prima o poi riesplode.
Un’interessante lettura psicologica del capitano Achab e del Moby Dick è l’aver elevato l’animale sullo stesso piano umano. Ci si può vendicare di un animale mantenendolo nella sua dimensione di ‘bestia’? In questi termini, si riconosce nel rivale una dimensione umana o anche superiore (ho letto che Merville non era un fervente ottimista eheh). Lo scrittore Schätzing dà una risposta negativa quanto a un’intelligenza animale ma è anche vero che l’uomo tende a studiare il mondo con occhi propri e a confrontare tutto direttamente a se stesso.
Non so voi, ma a me affascinano molto questi argomenti 🙂
In pratica l’uomo lascia quindi la sua impronta su tutto ciò che osserva e studia oggettivamente, ma non si accorge di essere una piccola pedina al pari di ciò che egli studia. Sono argomenti affascinanti è vero, e sono sempre stati al centro della storia della filosofia per esempio!
Mi è piaciuta la frase sulla repressione che prima o poi riesplode..
Un’osservazione semplice, ma interessante riguarda le forme aliene: pensiamo sempre che siano umanoidi, ma perché non consideriamo l’idea che possa essere qualcos’altro? Parliamo di sentimenti e intelligenza tra animali sempre con il parametro di quali sono i nostri. Ecco, ora devo recuperare un po’ di manuali di filosofia 🙂
Credo che la repressione sia qualcosa da non sottovalutare mai, nel bene e nel male
sapevo del disastro aereo delle Ande, non dell’ Essex. in ogni caso l’uomo è capace di tutto, in taluni casi anche se non messo in condizioni estreme. personalmente posso comprendere più un comportamento di cannibalismo dopo circa due mesi e mezzo di fame (quindi agito per sopravvivenza), rispetto a tante altre vigliaccate gratuite, agite per un senso di superiorità e supremazia rispetto ad un proprio simile. ciò non toglie che si tratta in ogni caso di fatti orribili (solo che il cannibalismo lo si evita fino allo stremo mentre il resto lo si va a cercare e magari anche con divertimento). come spesso accade, inneschi riflessioni eticamente difficili assai, caro Andrea… (riguardo all’ecosistema, l’equilibrio è stato alterato a discapito di tutto e di tutti). ciao! buonanotte e buon domani 🙂
Avevo scoperto del disastro delle Ande che ero un bambino e mi aveva turbato. Dopo 15 anni resto scosso ancora dall’Essex. Sono situazioni che pur sforzandosi non riesco a immaginare. Avrei mille remore sul cannibalismo, ma forse vicino allo sfinimento potrei tirare fuori uno spirito bestiale. Nel corso della storia ci sono stati esperimenti di natura psicologica (giochi del tipo guardie e ladri, simulazioni di guerra e di dittature) che hanno prodotto risvolti impensabili degenerando a pochi giorni (sono indeciso se farne prossimamente un post). Poi è anche vero che la bestialità dell’uomo è quotidiana, tra guerre e crimini non per forza d’odio come giustamente hai sottolineato, non esiste giorno senza un conflitto. A volte dubito seriamente, come dicevo a Francissius, della sanità e della profonda intelligenza umana eheh Quanto all’ecosistema, il ‘Mondo d’acqua’ si è rivelato un interessante saggio sulla storia del mondo ieri, oggi e come potrebbe capitare ed è incredibile come veramente l’uomo ha accelerato in modo scriteriato processi millenari. E di equilibrio in equilibrio, alla fine se interessata ti consiglio la sua lettura 🙂 Una felice domenica di sole dolce Lud 🙂
sempre eccellente Andrea, e molte le cose sui cui riflettere. Ecco credo che noi umani sappiamo cannibalizzare anche per altri bisogni, fagocitiamo le emozioni il tempo la disponibilità la bellezza degli altri e del mondo e non per bisogni primari come la sopravvivenza ma per ansie diverse come l’egoismo la rappresentazione di sé, il narcisismo, eticamente ovvero basandomi sui valori io credo che mi lascerei morire ma non abbiamo consapevolezza dei nostri veri istinti fino a che non ci troviamo nelle situazioni, questa è estrema ma vale anche per cose diverse in cui si deve far leva sulle nostre risorse primordiali.
grazie per il tuo lavoro di condivisione sempre di qualità
A.
Ciao Antonia, grazie per i complimenti e soprattutto ben ritornata con un bel e ampiamente condivisibile commento. L’uomo rimane per natura un animale sociale. Eppure in molti esempi pare il contrario. Che le relazioni umane (e allargandole le relazioni con altro da noi) non siano semplici è risaputo, ma proprio l’egoismo e l’egocentrismo paiono i motori della società moderna. In questi termini il cannibalismo dell’altro e dei sentimenti è quotidiano. In una situazione come quella degli sfortunati naufraghi, non so cosa avrei fatto: forse mi sarei lasciato morire o forse sarei divenuto una belva…
Nuovamente grazie cara Antonia per accogliere i miei pensieri 🙂
Un abbraccio
ma scherzi grazie a te per darmi occasione di riflettere e conoscere cose nuove, un abbraccio Andrea..
🙂 Buona serata dolce Antonia 🙂
a te gioia mia e ricordati sempre che io sto dalla tua parte.. A.
Grazie per il sostegno e sappi che il supporto è sempre ricambiato 🙂
lo so ne ho avito prova.. tu se un ragazzo speciale.. notte mio caro.. A,
🙂 Buona notte carissima 🙂
Non sapevo dell’Essex, ricordavo che Melville si rifaceva a una storia vera ma non ho mai approfondito, invece sapevo dell’aereo delle Ande. Il problema etico in entrambi i casi credo sia ancora aperto e sarà difficile stabilire se sia giusa o meno una’azione così gravosa
Il disastro delle Ande l’ho scoperto da bambino grazie al film ‘Alive’, quello dell’Essex per puro caso con il libro ‘Il mondo d’acqua’, in entrambi i casi uno shock da ‘spettatore’, figurarsi per chi l’ha vissuto sulla propria pelle… Forse hai ragione, sarà estremamente difficile cercare di trovare una risposta etica alla questione. Per me una pur sempre indicazione della fragilità dell’uomo e del suo non essere re di questa terra. Grazie Samanta per il commento, un caro saluto (e molto più gioioso) saluto 🙂
Nessuno vuol morire se esiste un’ ancora di salvezza
Non riesco a pensarmi cannibale in simili frangenti , ma la vita, a volte, ti cancella l’ umanità e la ragione che ci dovrebbe distinguere dalle bestie.
Un abbraccione
Mistral
Commento onesto il tuo e soprattutto condivisibile. Di fronte all’estremo non possiamo immaginare come reagiremmo. Ma siamo pur sempre animali (nel senso buono del termine) e l’istinto di sopravvivenza prenderebbe il sopravvento. Chissà…
Con affetto un abbraccio anche a te dolce Mistral
Andrea
Bell’articolo, Andrea!
Ogni volta mi sorprendi con la diversità degli argomenti che affronti sempre con acume e profondità. Parecchi anni fa lessi il libro sull’aereo caduto nelle Ande e ne fui parecchio impressionato. Invecchiando e vedendo quante altre tragedie si consumano ogni giorno nel mondo, il fenomeno del cannibalismo mi impressiona meno. Per sopravvivere l’uomo è in grado di compiere le peggiori cose. Comunque dici bene tu: in situazioni così avverse come ci saremmo comportati noi stessi?
Meglio non pensarci.
Cordiali saluti.
Nicola
Grazie Nicola per i complimenti e per il commento 🙂
Cerco sempre di variare gli argomenti in modo da sorprendervi a ogni lettura e nella versatilità la speranza di non annoiarvi. Pur non avendo sempre le giuste competenze e sapendo che lo spazio per scrivere è quello che è.
Quanto al post, nonostante tutte le tragedie quotidiane, ammetto che quando si arriva al cannibalismo mi impressionano ancora. Come dicevo a Ludmilla, nel corso degli anni ho scoperto di esperimenti scientifici, anche molto soft, in cui si è cercato di testare la psiche umana di fronte a più o meno complesse simulazioni. I risultati spesso sono stati impietosi… Della serie, meglio veramente non pensarci.
Ancora un grazie e un grande saluto
Andrea
…Il vecchio e il mare stessa metafora in un rspporto altrettanto esacerbato.
sheramoltointeressantemastottoppomale
Non l’ho letto ‘Il vecchio e il mare’, ma mi informerò. Mi attrae molto l’argomento! Invece mi spiace che stai troppo male 😦 Migliorato un po’ il dente?
sheraunabbracciopertechetuttopassa!!!
Andrew
oggi cinque giorni di antibiotici dopo, vado mejo assaje.
Vedi? Troppo spesso ho natato che la vostra cultura giovanile, profonda senza dubbio, ha delle grosse laGune.
Ti prego leggi Il vecchio e il mare e sappimi dire.
sheradessopossoancheasserabaciatasuallaguanciasenzadolore
Eheh sono il primo a confermare le mie grosse lacune e la mia profonda ignoranza. Nonostante ciò, ti prometto che appena riesco colmerò queste falle nello scafo e leggerò ‘Il vecchio e il mare’! 🙂
evviva!apiccolipassituttoildoloretrovaunnuovocoinquilino 🙂
nooo Andrea,
non è una tua peculiarità ma è propria di un nuovo modo di veicolare la cultura con riferimenti sicuri.
E si vede che tu sei preparato e il tuo articolo è molto interessante ;)Anche la cultura è diventata ‘liquida’?
De Il vecchio e il mare esiste anche un vecchio film con il super bravo Spencer Tracy, forse questo si trova in rete.
sherancoragitataperildentistacheavanzaevorrebbearretrare(lei)
Ti ringrazio shera. E’ vero che il blog non è una testata giornalistica, ma cerco di approfondire sempre i contenuti per evitare strafalcioni o errori. Ed è anche una scusa per scoprire e informarsi. Per esempio, senza questo tuo commento non avrei potuto vedere questo breve estratto che mi spinge a ulteriori ricerche (già che incubo è trovarsi in mezzo all’oceano e a non mollare contro un pesce simbolo di ignoto, ostinazione e fragilità umana). Quanto alla cultura, molto liquida, direi quasi stratificata come la città di Troia: ormai i nuovi strati sostituiscono i precedenti…
sheranontinvidioperildentistamaseifortevincerailasfida!nesonocerto 🙂
😉
Cannibalismo e rispetto verso la natura.Il primo mi ha fatto pensare a un’altra cosa:e se avessero deciso,invece di tirare a sorte e mangiandosi a vicenda,un’altra pista altrettanto dolorosa come quella del suicidio di massa?
Certo avrebbero ucciso,metaforicamente parlando,una possibile speranza di salvezza.
Ma il suicidio di massa,appunto,sarebbe stato eticamente piu’ accettabile caro amico mio?
Tutti o nessuno!
Sull’accanimento umano verso l’animale,in questo caso un enorme animale,ebbene non so perche’ mi fa riflettere su un altro altrettanto disumano in vigore in alcune parti del mondo,Palestina e SYRIA.Ma sull’uomo….non sempre animale?
Ti abbraccio,buona domenica e inizio settimana,a presto.
E grazie a te Luca per questo commento che apre un altro interessante interrogativo! Forse dipende dalla nostra insita natura. Ma al tempo stesso, se il nostro istinto di sopravvivenza non avesse preso la meglio, sarebbe stato magari ‘più eroico’ o lecito ‘un suicidio di massa’? Si paventa un altro stadio in questa tragedia: laddove gli ultimi due non fossero stati tratti in salvo, probabilmente si sarebbero accaniti l’uno contro l’altro.
Quanto alla tua chiosa sull’animale-uomo, mi trovi ben d’accordo. Se l’intelligenza umana è misurata da questi fattori, ritengo l’uomo non più stupido di altre creature. L’uomo contro l’uomo per il controllo del territorio, lo scontro economico politico e via, come dicevano Ludmilla o Da sempre vibro d’amore, per motivi ben diversi, futili e sentimentali.
Un abbraccio a te caro Luca, grazie mille per aver condiviso questo tuo pensiero 🙂 Buona settimana anche a te!
Andrea
Ciao Andrea,ottima settimana anche a te.