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Countdown

11 Nov

Countdown: 0.

Era l’11 novembre 2012, 20.30 circa. Fissavo lo schermo nella stessa esatta posizione in cui mi trovo oggi come ieri. E come avrei sempre fatto, titubavo se premere quel tasto Pubblica. Ma alla fine mi convinsi.

Avevo ragionato molto su come iniziare quell’avventura. Quale doveva essere la faccia del mondo di aMe? Quale doveva essere il primo articolo che avrebbe fatto da biglietto da visita? Ignorando le reali funzionalità di WordPress, impiegai qualche settimana per rispondere. Decisi per due post pubblicati pochi secondi l’uno dall’altro, ma non nell’ordine che vi aspettereste.

L’avventura di aMe partì dal Diario di una squillo perbene seguito a ruota dal Chi sono?, in parte poi inglobato nell’About. Fu una scelta anzitempo azzardata e strana. Razionalmente spontanea, ma inconsciamente ragionata. E me ne accorgo ora. Nel primo articolo affrontavo il lavoro di una escort, figura così borderline, disquisendo sul sesso:

[…] Il sesso fa parte della vita di tutti. Non si limita a essere una parte di noi con cui convivere e lottare. Si traduce nella nostra via di fuga. Abbatte le barriere razionali e mette in mostra il nostro lato più animale. […] Non intendo solo il denudarsi come lo spogliarsi dei vestiti, ma l’abbattimento delle barriere che ci costruiamo intorno. […]

Il blog inizia così il suo viaggio. Ho usato il sesso come metafora del ritrovarsi nudi e grezzi, privi della propria memoria. Un parto allegorico che mette di fronte una lunga strada inesplorata da percorrere, in cui (ri)scoprirsi e (ri)mettersi in gioco. Ecco perché il Chi sono? come secondo intervento.

Nella serialità televisiva si parla di una trama verticale e di una orizzontale. Nel primo caso si intende la narrazione episodica che inizia e finisce nella stessa puntata. Quando la trama si snoda su tutte le puntate allora si realizza una narrazione orizzontale. Ho cercato di applicare questa serialità qui nel blog pur non riuscendoci sempre. La maggior parte degli articoli può essere così letta singolarmente, ma anche collettivamente come un’unica storia. Molti post hanno inoltre il loro duale: Occhi BuioInnamorarsi e Partenze e addii, … Anche per queste ragioni compaiono immagini ricorrenti, come specchi, chiavi, strade, demoni, maschere.

Il blog si è trasformato nel tempo. A volte ha prevalso l’aspetto diaristico, altre quello di critica. Ci sono state incursioni sul sociale e di tanto in tanto racconti e poesie. Ho sempre cercato la versatilità per non annoiare chi scrive e chi legge. La versatilità se si realizza spinge la curiosità e descrive le sfumature della personalità. Il mondo è vario. Non si può parlare di libri escludendo il cinema, così come non si può essere felici senza essere stati tristi. Così vi ho raccontato di Kells e dei maschi da spiaggia. Vi ho portato nell’omofoba Russia e nel Giappone di Hachiko. Ho spento le luci per parlare di cecità e le ho riaccese per raccontare di un Sole innamorato. Ho descritto mari in fiamme e primi voli, zattere e passioni non sempre corrisposte.

Quando ho aperto il blog ero a terra, fisicamente e come umore. Arrivavo da un trasloco che mi ha ricondotto in casa. Non trovavo un lavoro e i miei sogni evaporavano. Ma non avevo più voglia di piangere. Volevo rimettermi in gioco e vivere. La scrittura è stata terapeutica. E i miei 23 anni sono stati tra i più belli perché è successo di tutto. Ho lavorato per qualche mese nel settore che volevo e anche se non è finita benissimo ne sono uscito con le spalle forti. Ho viaggiato da nord a sud. Ho fatto il piercing, ho una mia auto personale (che non uso), affrontato la paura dell’aereo, il mio primo viaggio in solitaria e la prima volta che ho visto la Sicilia o Firenze. Nuovi amici sui social network e nella vita vera, voi di WordPress e con alcuni ho scambiato fisicamente una stretta di mano e con altri email, sorrisi, auguri. Il bowling, il minigolf, il pubblico a X Factor, il concorso di eleganza automobilistica Villa d’Este, il corso di fotografia e una mini mostra, l’incontro con Leo Ortolani… Disegni e poesie come regali. E poi i flirt, i miei e quelli altrui. I triangoli amorosi. I litigi, i pianti e le risate. Gli insuccessi e i successi.

Perché un countdown? Nell’affrontare il viaggio mi sono fissato degli obiettivi che ritengo fondamentali per la crescita. Gli ultimi erano le diecimila visite e far compiere a questo progetto un anno di vita. Obiettivi raggiunti. E ora? Complice vari fattori e un entusiasmo diverso verso WordPress, ho valutato a lungo il da farsi concludendo il più delle volte che oggi avrei chiuso il blog. Cash e il sipario in Fama anticipavano questa scelta, così come gli ultimi interventi chiudevano gradualmente i macro temi del blog.

Nonostante la determinazione l’idea di terminare il blog non è mai stata però definitiva. C’è sempre stato un ma. Chiusa una porta si apre un portone. E ciò che vedo fuori è una nuova strada inesplorata. Vedo nuove sfide e nuove opportunità. Perché tirarsi indietro? I primi passi sono sempre incerti, ma poi si prende maggior confidenza. E dunque il blog non chiude.

Ho tenuto volutamente voi lettori per ultimi. Perché siamo onesti: questo cammino non sarebbe mai stato possibile senza di voi. Voi mi avete aiutato a piastrellare il percorso e siete stati il miglior compagno di viaggio che potessi avere. Un mi piace, un commento, lo scambio e le visite arrivano da voi prima che da me. Se il blog non chiude è grazie a chi in questi ultimi mesi ha impedito che ciò accadesse. Vorrei ringraziarvi uno a uno per questa splendida avventura, dividere un’immaginaria torta con tutti quanti e brindare a un nuovo cammino.

Spero di avervi trasmesso qualcosa in questo tempo e che vogliate ancora avventurarvi con me verso nuove sfide. Ho una nuova pagina bianca davanti a me e vorrei disegnarla con tutti voi.

Grazie di cuore.

©®aMe
Andrea Magliano

Lisa

6 Nov

“Ciò che rende Lisa più di una santarellina è la sua acuta sensibilità e la sua voglia di felicità. La natura conflittuale del dovere morale, con la sua tendenza a richiedere sacrifici personali, è rappresentata qui in tutta la sua intensità. In lei si riconosce tutta la sofferenza di un bambino precoce e sensibile che si impegna a rispettare un principio autodeterminato. Il suo grande amore per la vita e per la bellezza, che non è da meno rispetto a quello che prova per la verità e il bene, si manifesta nella frustrazione e nel dolore che esprime attraverso le melodie tristi e struggenti del suo sassofono. Kant sostiene che la bellezza e l’arte offrano la possibilità di una vita morale più alta. Quando la vita reale sembra riservare poca attenzione, se non addirittura ignorare tale possibilità, l’addolorato grido dell’anima di Lisa trova espressione nel gemito di un sassofono. Grazie al personaggio di Lisa la serie dei Simpson non ci permette di dimenticare la profondità della tragedia.”

(da I Simpson e la filosofia, pag 177)

Cara Lisa,
è da tanto che volevo scriverti. Ho provato e riprovato, ma non ero mai convinto e alla fine ho riempito un cestino! Sono un tuo grande fan da quando alla tua età ho incominciato a seguire le (dis)avventure della tua sgangherata famiglia.

Perché ti scrivo? Quando ti vedo sullo schermo provo una forte empatia. Mi identifico e mi rivedo ieri come oggi, certo con le opportune differenze. Vorrei avere per esempio anche solo un briciolo della tua immensa intelligenza e cultura. Come te, vorrei essere capace di reinventarmi con successo in nuovi e disparati ambiti dall’oggi al domani (hai persino guidato il dr. Nick nell’operazione al cuore di Homer! Io sverrei alla prima goccia di sangue!). E poi hai la testa a stella e le perle al collo!

Sai Lisa, nella tua invidiabile città mi sembri un personaggio interessante. A un primo sguardo, sembri la solita secchiona, quella casa e scuola e zero divertimento. Quello è Martin! Sei una persona curiosa che va bene (anche) nello studio. Come tutti hai i tuoi alti e bassi. Si sente la pressione, quella che ti mettono gli altri e quella che autoalimenti, perché si aspettano sempre il massimo. Però non ne vale la pena, anzi è bello ogni tanto tirare il freno e fermarsi a respirare. Non lasciarti ingabbiare nelle solite macchiette. Come quando pensavi che Maggie fosse più intelligente di te e ti sei sentita nuda e priva di scopo. Non sei una maschera.

Mi piaci perché sei precoce e sensibile. All’età di 8 anni guardi i film d’essai mentre io, pur amando il cinema, spesso mal digerisco questi noiosi polpettoni! Le tue letture spaziano dai filosofi greci al giornalino del tuo beniamino Corey. Una piccola donna adulta che ogni tanto ricorda la sua vera identità con i feticci di infanzia! Tu Grattachecca & Fichetto, io i Pokemon (ma solo perché Grattachecca non è trasmesso in Italia!).

Sei anticonformista e vedi lontano. Vegetariana, buddista, femminista… prima che tutti questi termini diventassero una moda. Sai essere buona o aggressiva. E di tanto in tanto pure ipocrita e pedante! Combatti per quel che credi, spesso utopisticamente. Sai rinunciare a milioni di dollari per un tuo ideale. Non so se ne sarei stato capace, lo devo ammettere.

Capisco che questo non aiuta a essere accettata e amicona. Magari risulti snob e antipatica. Sai cosa ti dico? Diffida da chi è amico di tutti, perché non lo è di nessuno. Non cercare di essere accettata da chi non ti merita e per loro non cambiare. Ti ricordi quando sei andata in vacanza a Little Pwagmattasquarmsettport quanti amici hai trovato che ti hanno apprezzato per quel che sei? Lo so, sono lontani e non li vedrai spesso, vorrà dire che viaggerai! Quando hai incontrato Gaga, eri rassegnata per essere la meno popolare della scuola. Mi hai commosso. Ché eri di un’emozione disarmante. Il tuo volto non era né un broncio né un sorriso, ma una spenta linea piatta che si è riaccesa quando hai capito di essere Lisa Simpson Superstar!

Ti ho visto disperata per il futuro, intrappolata dalla tuttologia e da un test attitudinale che ti ha definito casalinga. Devo ammetterlo, da sempre ho anch’io questa paura… E sono pure disoccupato! Però abbiamo dei sogni che non ci possono portare via. Abbiamo la nostra fantasia e la nostra immaginazione con cui volare. Capisco quando ti senti un pesce fuor d’acqua in una realtà provinciale a cui non appartieni. Ma siamo sempre in una goccia di un oceano vastissimo. Perciò dobbiamo solo nuotare e trovare il nostro angolino!

Mi ha colpito il rapporto speciale con il tuo sax, la chiave per fuggire verso un altro mondo di dolci visioni che disegni con le tue note. E non dare troppo peso a chi dice che non diventerai una sassofonista per via delle dita tozze. Per me lo sei, al di là della tecnica o di qualsiasi altro ostacolo. Ci sono persone che parlano dritte al cuore e tu sei una di loro.

Un saluto cara Lisa, continua a lottare 🙂

©®aMe
Andrea Magliano

AndreaMagliano_I Simpson

Filosofeggiando…

Una lettera/tributo immaginaria a Lisa Simpson. Per chi volesse conoscerla, vi rimando ad alcune puntate: Lisa sogna il blues (1×06), Un mare di amici (7×25), Il sassofono di Lisa (9×03, che include la struggente Baker Street suonata da Lisa, qui), Lisa goes Gaga (23×22, consigliata in inglese per l’ottima interpretazione della doppiatrice Yeardley Smith).
I Simpson e la filosofia (Edizioni ISBN) è una raccolta di brevi saggi nei quali diversi autori analizzano personaggi e temi del noto serial televisivo grazie al contributo di numerosi filosofi.

Countdown: -5.

Corrispondenza

11 Ott

Mary Daisy Dinkle ha 8 anni, 3 mesi e 9 giorni e una strana voglia color pupù sulla fronte. Vive in una famiglia un po’ sgangherata nella periferia australiana. Sua madre ama fumare, bere sherry e prendere oggetti in prestito al supermercato nascondendoli sotto la vestaglia per risparmiare sui sacchetti. Il padre attacca per lavoro i fili alle bustine del tè Earl Grey e nel tempo libero impaglia gli uccelli morti che trova ai bordi della strada. Mary ha due sogni: sposare un uomo scozzese di nome Earl Gray e avere un amico. Mary ha un unico amico, un gallo di nome Ethel, caduto da un camion destinato al macello.

Max Horowitz è un ebreo ateo, 44 anni, di New York. Frequenta i Mangioni Anonimi per perdere peso e disintossicarsi dal cioccolato. E uno psichiatra che lo informa che la sua mente non è molto sana. Davanti a eventi nuovi o a domande particolari soffre di attacchi di panico. Non è capace di piangere né sorridere o riconoscere le espressioni sul volto. Max ha tre obiettivi nella vita: una fornitura infinita di cioccolato, possedere tutti i pupazzi dei Noblets e avere un amico. Max ha un unico amico, un certo signor Ravioli, che siede su uno sgabello vicino al letto e legge. Ah, è un amico immaginario.

Durante una noiosa visita all’ufficio postale nell’estate del ’76, Mary scova un elenco del telefono di New York e decide di prendere un indirizzo a caso, quello di Max. Gli scrive una lettera, sperando di ottenere una risposta al più presto. Inizia così una grande amicizia per corrispondenza che durerà più di vent’anni.

Mary & Max è un film australiano del 2009, diretto e disegnato da Adam Elliot, interamente girato in clay animation. Ogni elemento della storia è cioè realizzato in plastilina e a ogni cambiamento della scena o del personaggio si scatta una foto che è poi montata insieme alle altre. Qui il sito ufficiale, http://www.maryandmax.com.

Si tratta di un piccolo capolavoro inedito per il mercato italiano, pur vantando nel cast voci nomi del calibro di Philip Seymour Hoffman (Max) e Toni Collette (la Mary adulta). I motivi di tale scelta di distribuzione sono facilmente intuibili. Il target è un pubblico adulto che spesso snobba questi prodotti. Il film oscilla tra il comico e il drammatico, virando su atmosfere cupe e grottesche e introducendo temi delicati come la morte, la malattia e il suicidio.

Mary & Max PosterPur presentato come una fiaba con narratore onnipresente, ma non onnisciente, lega due protagonisti antieroi entrambi a loro modo asociali e disadattati, che trovano nella rispettiva imperfezione la loro perfezione. E nella loro distanza e contrapposizione, geografica, fisica e mentale, la loro salvezza. Il colore aiuta in questo contrasto: il mondo di Mary tende all’ocra e al seppia, la New York di Max al bianco e nero.

Ma non c’è distanza che lega i sentimenti e le emozioni. La solitudine, così come l’amicizia e l’amore sono temi universali insiti nella nostra natura. Per quante siano le differenze o i chilometri a separare due persone, se le loro anime devono entrare in contatto, lo faranno, anche se ciò vuol dire essere capaci di accettare una tale invasione, come affrontare domande a cui non si hanno risposte, attacchi di panico o l’attesa di una lettera che non giunge.

Invasione perché prima di poter ammettere un sentimento verso il prossimo, bisogna ammetterlo verso se stessi, accettare ciò che siamo, per accettare l’altro. E così permettere a un’altra persona di fare un passo nella nostra vita. Perché la vera crescita avviene insieme. Questa invasione la si nota con i regali di Mary che rappresentano l’unica nota di colore nella vita di Max.

Uno dei momenti più belli e toccanti del film è quando Max confida alla sua amica di penna di non aver mai pianto. Lei, ancora bambina, prende una boccetta e la riempe con le sue lacrime offrendogliele in dono.

Come in ogni relazione, ogni tanto questi meccanismi si inceppano. I tempi tra le due risposte si dilatano e le reazioni non sono quelle che ci si aspetta. Ma ogni rapporto è un giro sulle montagne russe di emozioni contrapposte e gli ostacoli che si incontrano devono essere letti come nuove opportunità. Perché il ricordo va sempre lì, a quell’altro da noi che ci fa restare vivi e stare bene e la sua assenza ci conduce inevitabilmente all’apatia e alla morte.

Il finale è estremamente toccante. SPOILER.
Dopo circa vent’anni di lettere, Mary arriva all’appartamento di Max per incontrarlo per la prima volta. Bussa, ma nessuno risponde. La porta è aperta e decide di entrare. Trova Max morto sul divano, ma con un sorriso e la testa rivolta verso il soffitto. Il soffitto tappezzato di tutte le lettere che Mary gli aveva inviato nel corso degli anni. La sua migliore amica. La sua unica amica.
FINE SPOILER.

mary-and-max-together

La vera amicizia si vede con il cuore,
non attraverso gli occhi.

©®aMe
Andrea Magliano

Ringraziamenti di rito questa volta a due blogger molto diversi tra loro, ma entrambi interessanti e meritevoli, Luca con il suo blog La pozzanghera e MissAndry con Disgrace Kelly. Il primo mi ha insignito del Versatile Blogger Award e la seconda del Liebster Award. E che posso dire se non grazie? Certo, correte a vedere i loro blog! E non è un suggerimento il mio, ma un caldo invito!

Intanto, piccola nota di servizio, avvio un piccolo countdown: -31.

Briciola

5 Ott

Ciao Briciola,
esattamente un anno fa te ne sei andato,
portando nel tuo viaggio un pezzo di me,
come tuo compagno.

Non ci sei più con il corpo,
ormai distante e tornato alla madre terra.
Ma non c’è giorno in cui non torni a farmi visita,
nei miei pensieri e nei miei ricordi,
con il tuo spirito. E con te.

Mi volto cercandoti ancora steso sul mio letto,
mi siedo sperando che mi salti in braccio per appisolarti,
apro i libri convinto che ti posizionerai sopra in attesa di una carezza
ricambiata dalle tue fusa colme di affetto.
L’uno ombra dell’altro.

Siamo cresciuti insieme. 17 anni e mezzo.

Il mio primo vero amico,
quello che mi tirava le testate quando qualcosa non andava
per ricordarmi che tu eri lì con me e che solo non ero.

Ed io il tuo vero amico,
quello che ti instradava per la casa
quando ormai la vecchiaia ti aveva costretto alla cecità.

Noi che non potevano separarci,
perché nonostante la mia allergia,
sempre in braccio ti avevo.

E quando tu piccolo vecchietto deperito,
ti accovacciavi come un neonato
nel mio abbraccio.

Sei stato tenace e hai cercato di resistere,
fin tanto che le forze non ti hanno abbandonato
e mi hai detto
‘È giunto il mio momento’.

Vorrei farti vedere tutto ciò che è successo in questo anno,
condividere con te il mio viaggio e i miei successi.
I fallimenti e le mie tristezze.
La mia crescita e i miei angoli smussati.

E nonostante le lacrime che ora mi bagnano il volto,
sei sempre con me,
proprio qui,
nel mio petto
e sempre ci sarai.

Eppure,
come non mai,
vorrei rivederti.
Per un altro abbraccio.

Buon viaggio, Briciola.

©®aMe
Andrea Magliano

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Questa dedica è una piccola incursione nella mia vita privata, oggi nell’anniversario della morte del mio gatto. In questa settimana iniziata bene e terminata con losche e nere nuvole all’orizzonte che sopra la mia testa hanno deciso di fermarsi per una sosta.

Intanto dietro quelle nuvole arriva uno spiraglio di sole, un caldo raggio a rischiarare e a riscaldare la giornata. Due ringraziamenti questa volta ad altrettanti blogger. Una certa E. e un certo Emanuele, che entrambi mi hanno nominato per il Versatile Blogger Award. Non proseguo le catene, ma sappiate che la nomina è condivisa con tutti voi. E intanto vi rimando con un grande sorriso a loro due, sensibili e talentuosi scrittori.

Still

27 Set

Breve premessa iniziale. Il seguente articolo non si riferisce a nessuna situazione nello specifico, ma nasce dal videoclip.

Per l’appuntamento settimanale del blog, vi presento Still, canzone del gruppo indie-pop britannico Daughter rilasciata per il debutto del loro primo album If you leave.

Sono passati quasi tre mesi da quando ho iniziato a scrivere questo articolo e, nonostante la lunga e faticosa attesa, non ho individuato un titolo opportuno. I nuovi post sono stati presentati con una sola parola e volevo mantenere questo stile. In origine avevo scelto Indifferenza, ma non mi piaceva perché volevo parlare anche delle distanze. Allora Distanze, ma pure questo termine era sempre troppo limitativo. Così, alla fine, ho optato per quel Still che incalza e si inietta sotto pelle, un ancora sofferto e sofferente difficile da sciogliere. Un ancora che per una volta non trasmette la felice voglia di proseguire o di un bis.

Questo post nasce idealmente come duale di Mi amerai ancora?, scritto per l’uscita di Young and beautiful di Lana Del Rey. Se lì c’era una sentita preghiera verso l’innamorato, qui siamo ipoteticamente oltre, al capolinea del rapporto. Riciclo però due affermazioni. Da una parte la totale bellezza della voce femminile, veicolo magnifico di vibrazioni e sfaccettature, capace di scuotere e coinvolgere.

Dall’altra l’amore verso il videoclip che bramo fosse mio. Perché preme i giusti tasti di questo pianoforte ormai non più accordato e impolverato. Parte da una situazione che dovrebbe essere bellissima, un po’ come quell’ancora, che per contraddizione trasforma invece in una prigione castrante. La casa e nella fattispecie la camera, ma ancor più in dettaglio il letto, sono i luoghi in cui dovremmo essere più sereni e in pace. Fortezze in cui poter levare le maschere e ripari che agogniamo anche solo per un semplice riposo. E poi la felicità di dividere tale ricchezza con qualcuno. Forse.

I’ll wrap up my bones / And leave them / Out of this home / Out on the road

La regia del videoclip è molto delicata. Non è un soggetto invadente, ma spia silenziosa i suoi protagonisti come se li guardasse dal buco di una serratura. Li osserva alle spalle, visualizzando i dettagli delle azioni. Li vede riflettersi negli specchi che tappezzano la stanza. Vede ombre sfuggenti e imprendibili. Come in Necrologio, la ragazza si spoglia dei vestiti e del trucco, resta corpo nudo e solo, mentre la sua immagine si scompone spezzando le pulsioni dell’anima in vetri rotti.

Two feet standing on a principle / Two hands longing for each others warmth / Cold smoke seeping out of colder throats

Still with feet touching / Still with eyes meeting / Still our hands match / Still with hearts beating

Lui è lì a pochi centimetri di distanza. Sono vicini, si possono sfiorare e toccare, sentire il respiro e il cuore dell’altro battere. Condividono il letto come due perfetti innamorati. Ed eppure adesso sono le persone più distanti. Sconosciuti, nulla di più. Lei cerca un abbraccio che trova nelle proprie mani seduta sul ciglio del letto. Sono creature indifese e intrappolate da una catena che li lega in una morsa senza fine di una relazione ormai finita.

E allora che cosa è la distanza? Non può essere esclusivamente ricondotta su un piano spaziale. Forse è qualcosa di mentale. La distanza fisica in un rapporto può trasformarsi in un ostacolo laddove si vuole viverla come un ostacolo. Due amanti, due ex amanti, condividono il letto e vivono come una coppia. Ma prevale la freddezza di un freddo respiro. Si cercano ed eppure non si trovano in uno spazio ristretto. Non riescono a incrociarsi. E nonostante tutto sono pur sempre lì, incapaci di chiudere o di capire.

L’ancora si trasforma in una lenta e agonizzante monotonia del corpo e dell’anima. E la distanza in senso diventa puramente un’illusione.

Siamo mutevoli. Tutto cambia in qualsiasi momento, compresi i sentimenti, senza che possiamo prevederne l’evolversi. Chissà cosa è successo alla coppia, ma non vedo amore, né c’è odio. C’è una distanza che si trasforma in sofferente indifferenza. E cosa c’è di peggio? L’odio o la rabbia sono pur sempre sentimenti. Opposti, negativi all’occorrenza, ma lasciano traccia di un volere l’altro. Non nascondono. Si odia qualcuno a cui si continua a pensare, la rabbia si prova verso qualcuno a cui tenevamo e/o che ci ha fatto male.

L’indifferenza è lo stato d’animo che sottende la chiusura, che impone il disinteresse verso il prossimo. È la negazione del sentimento, bello o brutto, attuale o definitivamente per sempre. I due soffrono, sì, ma soffrono per che cosa? Si cercano e non si trovano mai, lei è titubante nel mettere piede in casa, lui nell’aspettarla sveglio. Anime che si specchiavano e che ora sono fredde. E arriva la fine.

Nello spegnere la luce. Nello svanire della televisione. Nel silenzio assordante di una notte. Di due spiriti che sono lì, erranti in direzioni non intersecabili. E quando l’ultima fiamma si spegne…

… Darkness falling, leaves nowhere to go.

©®aMe
Andrea Magliano

Per relazione intendo un qualunque rapporto familiare, di amicizia o come in questo caso di amore, a cui applicare i concetti di distanza e indifferenza.

Tre mesi per scrivere questo articolo e ancora insoddisfatto del risultato.