Riciclo un titolo per un post mai realizzato per cercare di parlare di un tema molto importante e attuale.
Per questo titolo ho preso ispirazione dal bellissimo film su Bob Dylan di Todd Haynes, Io non sono qui, per parlare di un atteggiamento piuttosto infantile di alcune persone. Essendo una persona piuttosto sensibile – ma posseggo varie e molteplici sfumature che escono nei momenti più opportuni – e avendo diverse conoscenze/amicizie omosessuali, sono spesso additato di essere gay. Perché l’amicizia etero-gay per molti, anche finti non-omofobi, non è concepibile. Quel titolo avrebbe dunque ironizzato, sulla falsa riga del precedente post Alfa, su molti aspetti per giocare su queste convinzioni. Analogamente a James Franco, solo che lui è più bello e ricco di me.
Alla fine non ho ritenuto necessario pubblicare quel post, perché la gente può pensare ciò che vuole. Ma lo voglio riciclare per parlare di un problema agghiacciante che si sta sviluppando in Russia e su cui molti tacciono, in particolare in questo paese, in cui ancora si discute sulla necessità di una legge anti omofobia.
Nei mesi precedenti in Russia è stata approvata una legge che vieta la cosiddetta propaganda omosessuale. Chiunque parli di questo argomento rischia sanzioni e nei casi più estremi anche il carcere. Per intenderci, nel 2012 durante il suo tour che fece tappa a San Pietroburgo e Mosca, persino Madonna ha rischiato ripercussioni legale, poi puntualmente ritirate prima di avviare un caso diplomatico.
Inutile dire che è iniziata una vera e propria caccia alle streghe, spingendo la nascita di gruppi oserei dire integralisti. Attraverso l’uso del social network più diffuso nel Paese, queste organizzazioni, promettendo di combattere (?) la pedofilia, adescano giovani, maggiormente, e meno giovani. Organizzato l’appuntamento si presentano in gruppo e attuano il loro piano. Tra l’indifferenza generale, la vittima subisce una serie di torture fisiche e psicologiche aberranti. Filmata e pubblicata online, umiliata e talvolta derubata sia materialmente sia della propria dignità, la vittima è poi costretta a bere o le è versata dell’urina.
Tutto ciò avviene nell’applauso generale di una società che concede la libertà al carnefice e arresta la vittima, che ospita il criminale in un salotto televisivo. E nella totale indifferenza delle organizzazioni estere. Per un approfondimento più completo, con tanto di immagini, vi consiglio questo post e qui del blog gayburg.blogspot.com.
Questi eventi si aggiungono a numerosi altri che a vari livelli sono diffusi nel mondo. Dalla Westboro Church (USA) che imputa la causa di ogni cataclisma ed evento di cronaca nera a un castigo divino per punire della presenza omosessuale. Ad alcuni stati in cui la sodomia è considerato reato punibile con il carcere. Alle cliniche e alle tecniche di cura dalla malattia omosessuale consistenti spesso nell’abuso sessuale del presunto malato. Alle lapidazioni pubbliche in taluni paesi africani. Al problema non sono i gay, ma la lobby del Papa, alla non necessità di una legge contro l’omofobia in questo paese che non riesce ancora a garantire il rispetto della donna, di una persona nera, di un popolo dalla sua classe politica.
E poi, a posteriori, si assolve Alan Turing, padre dell’informatica e grande intellettuale. Omosessuale, fu costretto alla castrazione chimica dall’allora governo inglese (1952), che lo rese impotente e gli fece crescere il seno, spingendolo al suicidio all’età di 41 anni.
La società cambia e nella mia testa ribadisco la convinzione che sia necessaria un’evoluzione, piuttosto che un’involuzione. Fino a qualche decennio fa era impensabile l’emancipazione femminile e il movimento delle suffragette, la fine dell’Apartheid, Martin Luther King e Nelson Mandela. C’è stata la fine della schiavitù e la fine delle dittature antisemite. Credo che il cambiamento avverrà.
Personalmente ho imparato (e sto imparando) tanto dagli omosessuali. Riconosco la forza che c’è dietro un gesto apparentemente semplice, che semplice non è per nulla, quale il coming out. L’abbattimento di una prigione imposta dalla massa sociale in virtù di quale principio di superiorità?
Che male mi potrebbe fare un gay o una lesbica nell’essere liberamente se stesso, amando una persona dello stesso sesso, convivendo con essa? Fuori siamo tutti uguali, semplici individui e nulla di più. E poi, perdonatemi la banalità, ma se io sono etero e a fianco ho un gay non dovrei esultare che ho meno concorrenza con l’altro sesso? Perché tutto questo accanimento contro la comunità LGTB? Chi ha detto che io sono giusto e loro sono sbagliati?
Perdonate la serietà di questo post. Mi spiace che essendo agosto e vista la natura dell’articolo in pochi potrebbero leggerlo. Ma nel mio piccolo e nel mio totale anonimato, posseggo un blog pubblico e cerco di usare questo strumento per fare una buona azione. Un piccolo gesto a sostegno dei loro diritti e perché certe cose non passino inosservate.
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Andrea Magliano
Tag:blog, crescere, LGTB, rabbia, società