Breve premessa iniziale. Il seguente articolo non si riferisce a nessuna situazione nello specifico, ma nasce dal videoclip.
Per l’appuntamento settimanale del blog, vi presento Still, canzone del gruppo indie-pop britannico Daughter rilasciata per il debutto del loro primo album If you leave.
Sono passati quasi tre mesi da quando ho iniziato a scrivere questo articolo e, nonostante la lunga e faticosa attesa, non ho individuato un titolo opportuno. I nuovi post sono stati presentati con una sola parola e volevo mantenere questo stile. In origine avevo scelto Indifferenza, ma non mi piaceva perché volevo parlare anche delle distanze. Allora Distanze, ma pure questo termine era sempre troppo limitativo. Così, alla fine, ho optato per quel Still che incalza e si inietta sotto pelle, un ancora sofferto e sofferente difficile da sciogliere. Un ancora che per una volta non trasmette la felice voglia di proseguire o di un bis.
Questo post nasce idealmente come duale di Mi amerai ancora?, scritto per l’uscita di Young and beautiful di Lana Del Rey. Se lì c’era una sentita preghiera verso l’innamorato, qui siamo ipoteticamente oltre, al capolinea del rapporto. Riciclo però due affermazioni. Da una parte la totale bellezza della voce femminile, veicolo magnifico di vibrazioni e sfaccettature, capace di scuotere e coinvolgere.
Dall’altra l’amore verso il videoclip che bramo fosse mio. Perché preme i giusti tasti di questo pianoforte ormai non più accordato e impolverato. Parte da una situazione che dovrebbe essere bellissima, un po’ come quell’ancora, che per contraddizione trasforma invece in una prigione castrante. La casa e nella fattispecie la camera, ma ancor più in dettaglio il letto, sono i luoghi in cui dovremmo essere più sereni e in pace. Fortezze in cui poter levare le maschere e ripari che agogniamo anche solo per un semplice riposo. E poi la felicità di dividere tale ricchezza con qualcuno. Forse.
I’ll wrap up my bones / And leave them / Out of this home / Out on the road
La regia del videoclip è molto delicata. Non è un soggetto invadente, ma spia silenziosa i suoi protagonisti come se li guardasse dal buco di una serratura. Li osserva alle spalle, visualizzando i dettagli delle azioni. Li vede riflettersi negli specchi che tappezzano la stanza. Vede ombre sfuggenti e imprendibili. Come in Necrologio, la ragazza si spoglia dei vestiti e del trucco, resta corpo nudo e solo, mentre la sua immagine si scompone spezzando le pulsioni dell’anima in vetri rotti.
Two feet standing on a principle / Two hands longing for each others warmth / Cold smoke seeping out of colder throats
Still with feet touching / Still with eyes meeting / Still our hands match / Still with hearts beating
Lui è lì a pochi centimetri di distanza. Sono vicini, si possono sfiorare e toccare, sentire il respiro e il cuore dell’altro battere. Condividono il letto come due perfetti innamorati. Ed eppure adesso sono le persone più distanti. Sconosciuti, nulla di più. Lei cerca un abbraccio che trova nelle proprie mani seduta sul ciglio del letto. Sono creature indifese e intrappolate da una catena che li lega in una morsa senza fine di una relazione ormai finita.
E allora che cosa è la distanza? Non può essere esclusivamente ricondotta su un piano spaziale. Forse è qualcosa di mentale. La distanza fisica in un rapporto può trasformarsi in un ostacolo laddove si vuole viverla come un ostacolo. Due amanti, due ex amanti, condividono il letto e vivono come una coppia. Ma prevale la freddezza di un freddo respiro. Si cercano ed eppure non si trovano in uno spazio ristretto. Non riescono a incrociarsi. E nonostante tutto sono pur sempre lì, incapaci di chiudere o di capire.
L’ancora si trasforma in una lenta e agonizzante monotonia del corpo e dell’anima. E la distanza in senso diventa puramente un’illusione.
Siamo mutevoli. Tutto cambia in qualsiasi momento, compresi i sentimenti, senza che possiamo prevederne l’evolversi. Chissà cosa è successo alla coppia, ma non vedo amore, né c’è odio. C’è una distanza che si trasforma in sofferente indifferenza. E cosa c’è di peggio? L’odio o la rabbia sono pur sempre sentimenti. Opposti, negativi all’occorrenza, ma lasciano traccia di un volere l’altro. Non nascondono. Si odia qualcuno a cui si continua a pensare, la rabbia si prova verso qualcuno a cui tenevamo e/o che ci ha fatto male.
L’indifferenza è lo stato d’animo che sottende la chiusura, che impone il disinteresse verso il prossimo. È la negazione del sentimento, bello o brutto, attuale o definitivamente per sempre. I due soffrono, sì, ma soffrono per che cosa? Si cercano e non si trovano mai, lei è titubante nel mettere piede in casa, lui nell’aspettarla sveglio. Anime che si specchiavano e che ora sono fredde. E arriva la fine.
Nello spegnere la luce. Nello svanire della televisione. Nel silenzio assordante di una notte. Di due spiriti che sono lì, erranti in direzioni non intersecabili. E quando l’ultima fiamma si spegne…
… Darkness falling, leaves nowhere to go.
©®aMe
Andrea Magliano
Per relazione intendo un qualunque rapporto familiare, di amicizia o come in questo caso di amore, a cui applicare i concetti di distanza e indifferenza.
Tre mesi per scrivere questo articolo e ancora insoddisfatto del risultato.