Ha tre orecchie e per qualche anno ha avuto anche una terza mano robotica. Eppure non è un personaggio dei fumetti né uno scienziato pazzo, anche se i più potrebbero definirlo così. Non è neppure affetto da qualche sindrome rara.
Il suo nome è Stelarc, pseudonimo di Stelios Arcadiou, ed è un semplice professore universitario e un artista. Origini cipriote, cresciuto in Australia e a stretto contatto con i laboratori più tecnologici del mondo, rientra tra i moderni performer.
Per chi non ricordasse, una performance si può definire brevemente come una qualche azione legata a uno specifico luogo e tempo in cui è imprescindibile il legame autore-pubblico. Il corpo del performer diventa la tela dell’artista, trasformando così se stesso in medium, il mezzo comunicativo. Questa forma d’arte non è immediata, produce uno shock e necessita una chiave di lettura.
Il percorso di Stelarc inizia a metà anni ’70. Sono anni di cambiamento, ma niente può preparare ai decenni che seguiranno. La tecnologia esplode e nei laboratori di ricerca si perfezionano i computer e la rete Internet. Da lì a pochi anni, grazie alle microtecnologie e alla miniaturizzazione dei componenti, questi dispositivi entrano prepotenti nella nostra vita modificandone inevitabilmente stile e pensiero.
La nostra vita si sdoppia tra reale e virtuale in rete. Internet e le macchine hanno abbattuto le frontiere dello spazio e del tempo al posto del nostro corpo, ma hanno comportato un sovraccarico di informazioni a cui è impossibile far fronte. Il progresso tecnologico corre più rapido dei suoi stessi creatori, incapaci di evolversi con altrettanta facilità.
Negli ultimi decenni si sono formate genericamente due scuole di pensiero, tra chi sostiene la bontà del cambiamento tecnologico e chi lo ritiene pericoloso e alienante per l’uomo. I più creativi ipotizzano persino che prima o poi le macchine si ribelleranno oppure che si fonderanno con noi, creando i cosiddetti cyborg.
Stelarc rifiuta il pessimismo tecnologico. Riconosce invece la necessità di evolvere il corpo umano, ritenuto obsoleto e soprattutto lento nell’affrontare il nuovo ambiente artificiale e interconnesso. Il suo pensiero sfida la natura, responsabile di averci donato un corpo poco stabile e funzionante, soggetto a continue malattie, la cui efficienza dipende dall’età e soprattutto mortale.
L’artista trasforma il suo corpo in una cavia con un unico obiettivo: preparare l’uomo ad affrontare il futuro quando l’organico e l’inorganico non saranno più distinti. Per questo è importante muoversi per piccoli passi, attraverso una serie di esercizi preparatori.
Innanzitutto il corpo, dovendo affrontare situazioni estreme, deve modificare la propria soglia del dolore e la propria sensibilità. Con The body suspensions (1976-1988), una serie di ganci inseriti nella pelle lo sollevano a varie altezze: è la sua sfida alla gravità. Nel 1993 crea delle capsule biocompatibili e robotiche (Stomach sculputures), da inserire nello stomaco e capaci di emettere suoni e di illuminarsi, per capire come l’organismo affronta una struttura aliena e artificiale.
L’idea degli studi successivi proviene dal mondo informatico. Una struttura efficiente è strutturata in moduli, unità con singoli specifici compiti. Se uno non funziona si sostituisce senza compromettere l’intero sistema. Inoltre, a moduli preesistenti se ne possono aggiungere altri per implementare nuove attività.
Il corpo nuovo deve essere modulabile, ma le singole parti avranno natura inorganica e organica. Negli anni Ottanta nasce il progetto The third hand. Sul braccio destro ne è inserito uno nuovo artificiale che termina in una mano robotica totalmente autonoma. L’obiettivo non è sostituire il corpo originario, ma espanderne le possibilità. Il primo passo verso quel cyborg è durato oltre 10 anni.
Gli studi sulla genetica hanno dato luce forse alla sua opera più controversa. Dal 2003 Stelarc clona un orecchio da delle cellule umane, in attesa di impiantarlo. Si prevede inizialmente di posizionarlo sulla testa, ma dopo si opta per metterlo nel braccio sinistro. Nel 2007, dopo il rifiuto di numerosi chirurgi e proteste diffuse (l’esperimento è accusato di insensatezza e cattivo gusto, ben poco orientato al progresso scientifico), Stelarc inserisce l’organo che si rivela non funzionante.
Il corpo maltrattato e rimodulato di Stelarc è una forma di sperimentazione, tra arte e scienza, che fa riaffiorare molti interrogativi. La più immediata riguarda forse la credibilità artistica del suo lavoro. In sé, è lecito chiedersi che cosa oggi sia definibile esattamente arte.
La sua opera interroga ed estremizza la vita attuale. I calli, a cui facciamo l’abitudine dopo molte attività, qui sono solo portati all’eccesso. Del resto, per esempio, un astronauta deve abituarsi a vivere in assenza di gravità. La mano robotica che si ibrida con il corpo è solo una nostra estensione, non dissimile da una macchina, un computer o un qualunque altro dispositivo elettronico. Qui però sono integrati e non più disgiunti. Si evidenzia la nostra dipendenza.
Il suo progetto riconosce i limiti umani. Possiamo spingere la tecnologia più avanti, ma l’uomo non riesce più a stare al passo. Affidiamo l’esplorazione e la comunicazione del Mondo alle macchine, estromettendo le persone. Il suo cyborg si può intendere come un tentativo di riconquista in un ambiente ormai alieno.
La natura ci insegna che l’evoluzione è un processo lentissimo, ma costante. L’uomo tramuta in artificiale l’ambiente. La natura non è in grado di reagire e sempre l’uomo cerca di accelerare i tempi per risolvere un problema da lui creato.
Quale futuro ci attende? E con quale corpo lo affronteremo?
©®aMe
Andrea Magliano
Rimando al sito ufficiale di Stelarc chi interessato a maggiori approfondimenti: qui.
Qui il precedente capitolo sul tema arte e performance: Orlan.
Faccio un grande ringraziamento perché sul blog si è abbattuta una pioggia di frecce, o meglio di Premi Dardos. Quattro blogger hanno dedicato una nomina a me, strappandomi più di un sorriso. Rigorosamente in ordine alfabetico: Amor et Omnia, con le sue sempre magnifiche poesie che esplorano l’amore; Crazy Alice, simpaticissima più che crazy e con interessanti spunti letterari e musicali; Lady Khorakhane, prossima a diventare veterinaria, molto divertente e dolce; Sun, non solo abile scrittrice, ma anche sopraffina disegnatrice. Un profondo grazie a tutti quanti.
Io guardo ancora più avanti: via del tutto il corpo biologico e la mente trasferita in un computer 🙂
Sai che quando ho scritto questo post, pensavo a un tuo commento simile? eheh Ma non ti mancherebbe poi il tuo corpo biologico e le sue funzioni? 😀
No, sai quante complicazioni mi risparmierei senza gli stimoli fisici? 😀
Effettivamente anche tu hai ragione eheh Ma con la mia fortuna, se mai mi trasferissi dentro un computer dopo pochi secondi riceverai la schermata blu “errore di sistema”. Io voto per il corpo fisico :p
Grazie a te per le cose che ci fai conoscere 🙂
Grazie a te per accoglierle e per condividere disegni e belle parole 🙂
Anzitutto complimenti per il post coraggioso e non banale, che susciterà sicuramente dubbi più che mai salutari! Io cerco di coglierlo anche all’interno delle tue ricerche, che spero vadano avanti (continua a seguire i tuoi fili conduttori!).
Come ho avuto occasione di dirti anche di persona, parlando e ipotizzando una società futura diversa, trovo che la neutralità intesa come assenza di differenze, per esempio tra omosessuali ed eterosessuali come tra organico ed inorganico, sia qualcosa di molto pericoloso, e non perché andiamo contro i limiti imposti dalla scienza, o dalla religione, ecc.., ma perché le differenze stesse finirebbero per annullarsi, e con esse tutto il loro potenziale creativo, liberatorio, e soprattutto, sovversivo!
Ho letto con attenzione la tua analisi molto interessante e priva di pregiudizi, concordo con il fatto che tutto al mondo può essere arte, e mi è piaciuto molto il fatto che alla fine di queste esperienze hai notato che il performer si trova costretto a riconoscere il limite umano.
Forse è proprio all’interno di quell’umano che bisogna guardare, per recuperare il controllo su un mondo informatizzato e ormai orwelliano, per riconoscere dunque e coltivare un concetto d’arte che si possa dire illimitato?
Quello di Stelarc è un modo per riconoscere i nostri limiti sfidandoli, dunque è conoscenza; ma fino a che punto è sfida e fino a che punto è limite?
Infine, concordo decisamente sul fatto che alla quantità di informazioni strabordanti non corrisponde un aumento di qualità. Anche se è vero che bisogna saper utilizzare tutto nel modo giusto, affinché non possa diventare una dipendenza, però a volte si sente quasi il bisogno di fuggire da tutto ciò, è vero!
Rispondo finalmente a questo bello e interessante commento. Anche se è un po’ pleonastico dopo la nostra discussione dal vivo. Dietro la ricerca di scuotere e di sorprendere, c’è sempre un filo logico e dietro ogni porta in realtà tante finestre e una fitta rete di temi. Ma prima o poi i percorsi terminano. Vedremo quando ecco.
Apprezzo il tuo pensiero sulla neutralità, ma non credo si arriverà. Personalmente sono un fautore dell’uguaglianza, riconoscendo però che si è ‘uguali nelle differenze’. Per estensione, più che un appiattimento tra genere, orientamento e persino tra organico e inorganico, io leggo più la ricerca di una cooperazione e simbiosi, che come la natura insegna non decreta la morte della diversità. Se dovessi fantasticare, credo inoltre che si troverebbe una nuova miccia sovversiva si continuerebbe così 🙂
Concordo (anche se già lo sai) sull’idea della disuguaglianza tra quantità e qualità e sulle dipendenze. Inizio a pensare che tanto nel piccolo quanto nel grande stiamo vivendo in una immensa bolla che come tale prima o poi esploderà. Insomma, credo in una sorta di tilt.
Anche in questo trovo affascinante il lavoro di Stelarc. Lui è lì: riconosce un limite, prova ad affrontarlo e superarlo. Ma di per sé ci riesce? Prova a sfruttare la tecnologia che ha dimostrato la nostra ‘senescenza’ per battere la stessa tecnologia. Vedo nel suo lavoro una nobile intenzione, un’indagine ancor prima che scientifica, più filosofica e tutta umana.
In una sorta di continua riappropriazione di un qualcosa che non ci è mai appartenuto (e forse mai ci apparterrà).
Si ne abbiamo già parlato, ma è ottima anche la risposta sul post!
Io penso che ad esplodere saranno prima le relazioni umane, vere, e le diseguaglianze sociali. Probabilmente questa bolla creata dalla tecnologia continuerà invece imperterrita, vuoi come un grande inganno, vuoi come qualcosa in cui lasciare parte di noi (e anche qui torna l’esempio di Stelarc, come dicevi tu).
Ma, se vai a vedere, in mezzo a tutta questa marea di informazioni e di bassa qualità e molta quantità, tutto quello che resta di noi e di vero, tutto ciò che ci appartiene, non è poi in fondo proprio il nostro corpo?!?
Mi immagino sempre un palloncino. Soffiamo soffiamo e il palloncino cresce. Poi d’un tratto esplode. Rotto il primo palloncino, ne prendiamo un altro e così via. E’ un’idea un po’ ciclica, ma che evidenzia come alla fine tutto ha un limite e nella fine un nuovo inizio (prima o poi).
Hai ragione alla fine è proprio il corpo a quanto pare l’unico residuo. L’importante è non svuotarlo del tutto, ma coltivarlo come contenitore di qualcosa di più profondo 🙂
Ti lascio con il racconto di un episodio di Futurama (6×09) in proposito: i nostri finiscono su un pianeta inospitale e disabitato. Lo scienziato usa dei nanorobot per rendere potabile l’acqua, ma questi evolvono autonomamente, ma rapidamente in giorni. I robot seguono l’evoluzione terrestre: si appropriano dell’acqua, poi della terra e del cielo. Diventano robodinosauri, robocavernicoli e roboumani. Alla fine si evolvono in una forma che esclude il corpo: sono un’essenza che fluttua, una sorta di cervello/anima che ha abbandonato la materialità 🙂
Oh, ma grazie 😉
Non avevo mai sentito nominare questo artista. E’ un po’ inquietante…ma curioso, domani vado a vedere il suo sito 😀
Ma prego 🙂 Anche a me produce un po’ di fascino e tanta inquietudine. Chissà come dev’essere avere un orecchio sul braccio e brr inorridisco anche al sol pensiero di sfiorarlo eheh Ci sono molti altri progetti interessanti sul suo sito, spero ti piacciano 🙂
Grazie Andrea, è molto, molto interessante.
Grazie a te Lorenzo, contento ti sia piaciuto 🙂
Perché ha cambiato nome dato che il suo di battesimo era “artistico” uguale? Seriamente, questo performer si avvicina a Orlan, la quale ci hai fatto conoscere qualche tempo fa. Non avevo quasi mai sentito parlare di un mix fra arte e scienza. Dalle tue analisi però io lo ritengo un esperimento scientifico e forse etico, i suoi tentativi di “provare a capire cosa succede”. Dal mio piccolo ovviamente! Ci sono così tante sfaccettature nell’arte. Da un ritratto, ad un elicottero capovolto in mezzo ad una piazza. Senza motivo.
Mentre l’argomento degli umani che si accorperebbero con parti artificiali mi ha fatto ricordare l’ultimo libro che ho letto, Io sono leggenda. Dove l’uomo deve fare i conti con l’evoluzione improvvisa della propria specie. È sicuramente un argomento complesso e molto interessante che mi piacerebbe approfondire! Io spero (con molta ipocrosia) che fra qualche decennio si manifesti davvero un millennium bug da cui la tecnologia non ne risorga viva. Che serva solo per la medicina e la difesa del pianeta. Niente Bender Piegatore Rodrighez!!!
Non ho trovato informazioni sul perché del nome d’arte. Ho visto solo che è composto con le iniziali del nome e del cognome. Forse rientra già nell’ottica della rimodulazione o chissà 🙂
Sia Orlan sia Stelarc hanno al centro dei loro ‘studi’ il corpo. Approfondendo Stelarc, il suo rapporto con l’arte era così definito: sebbene il pubblico non sia centrale, lui conserva il metodo e la dimensione artistica dell’installazione e della performance.
Anche a me pare però più uno scienziato proiettato verso il futuro. La sua idea è di riposizionare l’uomo al centro sulla tecnologia. Per esempio, l’esplorazione dello spazio è affidata ai robot per via dei limiti umani. L’uomo ‘evoluto’ potrebbe esplorarlo in prima persona, ma per farlo bisogna appunto evolversi.
Detto ciò, per me la tecnologia non è né un bene né un male, dipende dall’uso che ne facciamo. Può apportare migliorie, ma a quale prezzo? In realtà sono solo curioso di conoscere prima o poi Bender eheh 🙂
Un grazie per questo commento, sorriso 🙂
sorrìs.
E’ vero meglio scrivere che dipende dall’uso che ne facciamo! Poteva venirmi in mente prima di pensare a quello che ho scritto xD
Ahah diciamo che alla fine ti è venuto in mente! Solo che non vuoi farmi conoscere Bender Rodriguez 😉
Meraviglioso!
🙂 Aggiungo anche un po’ weird-fantascientifico 🙂
Bellissimo e interessante post, un artista davvero singolare! 🙂
… un artista introspettivo, un’arte che è filosofia, letteratura, costruzione dell’io: fotogrammi…
Ciao Andrea
.marta
Contento .marta che ti abbia interessato e incuriosito 🙂
Temevo un po’ a proporlo. Vuoi il poco spazio per affrontare moltissimi delicati temi. Vuoi soprattutto la sua ‘singolarità’ ed eccesso. Però il suo approccio tra scienza e introspezione, arte e tecnica… è un qualcosa di indefinibile. Il corpo come contenitore dell’io o come l’io definitivo?
Buon weekend 🙂
Andrea
L’ha ribloggato su cristina capodaglio.
Grazie per la condivisione 🙂
Bel post, come sempre. Non conoscevo questo artista, ricorda molto gli intellettuali del primo ‘900 e la loro inquietudine e contemporanea curiosità per il “mondo nuovo”.
Del resto le novità ci spaventano e al tempo stesso ci attraggono. Ieri come oggi. Mi dispiace non aver studiato filosofia a scuola.
Un sorriso 🙂
Ludmilla è assai lontana da quel tipo di prove per piccoli passi, ma cerca di comprendere chi si sente di affrontarle. concorda nel non pessimismo tecnologico, ma sta e mette in allerta, per quanto può, sui numerosi pericoli che esso porta con sé insieme al progresso. Andrea è sempre bravo a presentare in modo neutrale e curato persone, progetti, argomenti verso nuove conoscenze.
un abbraccio 🙂
Lud
Andrea ringrazia la cara Ludmilla per i complimenti e per la sua creatività e gli spunti anche nei commenti 🙂
Concorda con lei nel non pessimismo tecnologico, perché in sé il progresso non è qualcosa di sbagliato, ma è l’uso che se ne fa a renderlo tale. Forse a causa della noncuranza, presunzione e avidità… Per esempio, Stelarc con l’innesto dell’orecchio vuole discutere se è possibile definire anche una nuova architettura umana. Ma c’è un reale bisogno di un terzo orecchio e tanto più è giustificato sotto il braccio?
Andrea teme troppo il dolore, ma è affascinato da questo performer!
E regala un abbraccio alla dolce Lud 🙂
Post davvero interessante ma, lasciamelo dire, un tipo come Sterlac mi incuriosisce e, allo stesso tempo, mi fa paura. Soprattutto quando tenta performance un po’ azzardate, tipo l’orecchio nel braccio sinistro. Fortuna che l’esperimento non è riuscito.
Non mi piacerebbe vivere in mezzo a cyborg così strani… anche se i disegnatori di fumetti ci hanno abituati a ben altro! 😀
Un cordiale saluto.
Nicola
Eheh ogni tanto mi chiedo chi influenza di più chi: l’arte o la scienza? I fumettisti per esempio immaginano i cyborg perché la loro sensibilità prevede questo problema sociale o gli scienziati cercano di trasformare in realtà le fantasie degli scrittori?
Diciamo che l’unica certezza di Stelarc è che non lascia indifferenti. In un modo o nell’altro, ci scuote con il suo fare di artista-scienziato o di scienziato-artista!
Un caro saluto Nicola.
Andrea
Interessante e molto incuriosita. Guardare avanti è umano ma non è detto che il futuro sia il domani
Un grande abbraccio
Mistral
La tua ipotesi è un fulmine a ciel sereno: e se il futuro non fosse il domani? Credo che l’uomo farà di tutto pur di vincere la battaglia contro il tempo. Ma chissà quale sarà l’effettivo primo passo!
Un sorriso a te Mistral
Andrea
Io li affrontero’ cosi. Noiosamente appaiata.
Non intendo aggiungerni pezzi in più.
Mi ritengo un essere già perfetto e superiore, non ho bisogno di aggiungere accessori in più.
Altra cosa, c’e’ il pericolo di trasformare l’arte in esibizionismo e bruttezza.
dovremmo preoccuparci dell’effetto non dell’aspetto. siamo degli eterni insoddisfatti
Eterni insoddisfatti. Ma nell’insoddisfazione c’è la chiave del migliorarsi. O dell’annichilimento. Lungo sospiro e posa da pensatore greco.
Ma al contrario di Stelarc io non mi faccio aggiungere pezzi in più. Poi sai che noia (e che ansia) un corpo immortale dai pezzi intercambiabili?
Però una piccola provocazione dopo le tue parole: ma alla fine l’arte, il bello è il brutto non sono qualcosa di soggettivo?
Intanto ecco un dolcettino 🙂
Si soggettivo, oggettivo…
Non c’e’ bello o brutto.
C’e’ o non c’e’ arte.
Ma c’e’ una linea sottilissima di distinzione.
Il rischio e’ di far passare qualsiasi tentativo come arte.
Tentativo, casualita’, sbaglio, bozza, non e’ arte, non credi?
Credo credo.
Entriamo in un ambito spinoso e anche in un circolo vizioso. Concordo con il rischio che citi. Francamente sono un po’ stufo di chi urla ‘è arte’ ai quattro venti davanti a qualsiasi cosa, cercando di giustificare qualsiasi cosa o di elevarsi.
Un nuovo riconoscimento per te: http://samantagiambarresi.wordpress.com/2014/04/13/dardos/
Mi fai un’altra piacevole sorpresa Samanta 🙂 Grazie mille 🙂
Ciao Andrea, ci sarai al ritrovo, Andrea?
Scusa per la ripetizione del nome. Sono cotto…
Ciao Erre, non ti preoccupare, capisco la stranchezza 🙂
Perdona la domanda, ma di che ritrovo parli?
C’è un premio per te sul mio blog. Ciao!
Grazie mille 🙂 Una sorpresa di Pasqua ricevuta in anticipo 🙂
Cari auguri per una serena Pasqua.
Nicola
Ciao Nicola 🙂 Grandissimi auguri anche a te!
Serena e speciale Pasqua anche a te e a famiglia 🙂
Andrea
Ti auguro una Buona Pasqua
A presto
Serena e radiosa Pasqua anche a te 🙂
A presto con sorriso
Veramente molto interessante. Mi ha fatto venire in mente la contaminazione del corpo umano con la macchina del film Tetsuo..
Ma lo sai che già il trailer di Tetsuo mi aveva molto angosciato? Ed eppure ogni volta che c’è angoscia c’è anche un fascino contagioso eheh
Effettivamente lo è.. Del resto anche uno che si innesta un orecchio in un avambraccio.. 😉 eheh, verissimo!
Eheh hai assolutamente ragione! E sono curioso di toccare (e già rabbrividisco) quell’orecchio :p E intanto, con un po’ di ritardo, auguroni per queste feste 🙂
Tanti auguri di buone feste anche a te! 🙂
Tantissimi auguri di Buona Pasqua
Un grande abbraccio
Mistral
Incredibile Pasqua di emozioni per te Mistral
Un grosso abbraccio 🙂
Andrea
Tecnocorpi e cybercultura sperimentare la resiste.nza umana quasi una sfida ‘contro’ le rrgole. Erano gli anni settanta. Niente più che la fantascienza applicata di grandi precurdoti come Azimov.
Io mi pongo da agnostica una domanda che attiene sl rispetto dei nostri corpi: Qual’è l’arte?
Sheranchelumanoespressionedellarrte
Per prima cosa non preoccuparti per gli errori da smartphone! Personalmente ritengo la lotta contro il correttore una causa persa ormai eheh
Non ho trovato molte informazioni su quali siano state le fonti di ispirazione di Stelarc, ma del resto il suo ambiente è proprio quello (fanta)scientifico. Per me, il corpo è in sé già una manifestazione artistica della natura. La biodiversità e ciò come siamo è qualcosa di spontaneo. L’ibridazione della tecnologia volta a questo moderno corpo espanso un po’ mi inquieta perché già oggi viviamo più di tecnologia che di ossigeno. Quanto al corpo, se permetti un consiglio, ti invito a leggere il mio post su Orlan che pone di nuovo il corpo al centro del suo studio 🙂
Sheraunabbraccionuovo
Scusa gli errori da smart…stupido
E io volevo farti gli auguri di buona pasqua… E te li faccio qui 😉
Ciao Lupo! Anche se con un po’ di ritardo, grazie e ricambio i miei più grandi auguri 🙂
Ciao, ho assegnato al tuo blog il Premio Dardos http://vittoriot75ge.wordpress.com/2014/04/28/premio-dardos-6/
A te la scelta se continuare o no 🙂
Tu Vittorio mi onori con i tuoi pensieri e il tuo sostegno 🙂
Sei gentilissimo 🙂
Vivi di rendità? came, come. I’m fishing for compliments 😉
sheramachefinefacestitututu
Ciao Shera 🙂
Avevo bisogno di staccare per qualche settimana, ma ti prometto tornerò a breve più carico di prima e con nuovi complimenti 🙂
sperandochevadatuttobenenellattesaunabbraccioneoneone!