Archivio | luglio, 2013

Alfa

24 Lug

Post vacanziero, perché se il mio corpo è fisicamente ancora qua, il mio cervello è là in vacanza su una bella spiaggia a prendere il sole e a recapitarmi cartoline di cui farei volentieri a meno.

Alfa è una lettera secondo qualche alfabeto, ma alfa indica in etologia l’individuo dominante all’interno di un gruppo. Viviamo in società patriarcali e fallocentriche – ne siamo davvero sicuri? Perciò è interessante osservare da un punto di vista sociologico il maschio alfa in uno dei suoi habitat estivi prediletti: la spiaggia. Restate sintonizzati con noi e preparatevi a una nuova puntata di Esplorando la natura! Vai con la sigla!

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Mentre vi sorbivate una sigla da quattro soldi fatta da uno stagista sottopagato in cerca di un posto fisso, io presentatore ho indossato questa tuta mimetica color sabbia e nascosto nel casco una telecamera. Potremo così avvicinarci al maschio senza infastidirlo nel suo ambiente naturale e spiarlo. Eccolo lì! Presto corriamo!

Davanti a noi si para un giovane esemplare non ancora totalmente maturo. Il giovane maschio alfa si erge sullo scoglio a guardare l’ambiente circostante. Seppure non ancora adulto l’individuo presenta già le principali caratteristiche della sua specie.

La peluria un tempo presente nella fase adolescenziale è stata accuratamente rimossa grazie a creme depilatorie, incontri dall’estetista, e sembra che il corpo sia stato ricoperto di sale e altri agenti chimici pur di non farla ricrescere. Le sopracciglia sono curate al millimetro, cosa da far impallidire il mio monosopracciglio!

È interessante osservare come un tempo questi trattamenti fossero appannaggio del gentil sesso, di categorie di sportivi e di parte di una corrente omosessuale. Inoltre, da recenti scoperte archeologiche sono stati rilevati reperti di uomini totalmente glabri, per questioni genetiche, intenti in riti propiziatori per chiedere agli dei la crescita di anche un solo pelo per dimostrare di essere adulti. Nonché di biondi che coloravano i peli con i pennarelli per dire Vedete, eccoli, ci sono!

I giovani individui posseggono spesso caratteri riottosi e litigiosi. Mostrano il loro sdegno verso le regole, ricorrendo a coprire parte del corpo con tatuaggi indelebili. Fa figo / Perché sono un ribelle le principali motivazioni che abbiamo potuto ascoltare. Quello su cui si interrogano gli scienziati è come fa un gesto ormai così conformista essere ancora giudicato anticonformista. Soprattutto quando spesso si ignora l’origine del tatuaggio proveniente da una confezione di Polaretti al gusto fragola!

Il maschio alfa possiede anche un’altra caratteristica peculiare: la capigliatura. Se l’individuo non presenta ancora sintomi di calvizia o di capelli bianchi sparsi, cosa che lo costringe a un taglio drastico, il maschio ricopre il capello di uno spesso strato di gel, lacca o cera, che lo rende impassibile da abbattere. Abbiamo testato questa caratteristica in un gruppo di maschi alfa dopo essersi tuffati in mare ed essere riemersi. La loro capigliatura non solo era immutata, ma l’unico capello fuori posto si era autoriparato nella fortezza in maniera autonoma! Per confermare la nostra tesi, proveremo a lanciare questa carcassa di metallo su una delle loro testa. Non fatelo a casa però. Ecco fatto, la carcassa come potete vedere è rimbalzata, ma risulta fin ammaccata, mentre la capigliatura è ancora totalmente intatta! Tuttavia facendo una lastra si scopre come le radici del capello abbiano liberato il cervello del giovane individuo, lasciandolo inizialmente in uno stato confusionale!

Quando l’uomo alfa non è impegnato a restare impassibile sulla spiaggia, lo si scopre in palestra o a parlare con il suo dietologo. Buffo notare come anche queste cose fossero precedentemente specifiche di donne, sportivi e quella stessa corrente omosessuale. Mentre la donna moderna mostra con orgoglio il suo chilo di troppo, il brufolo sul volto o la smagliatura, in un puro atto emancipatore e intimidatorio, oggi si registrano un gran numero di casi di disordini alimentari tra gli uomini e una cura eccessiva verso la propria tartaruga e bicipite. Per fermare l’uomo alfa basta tuttavia immergerlo nell’acqua gelata o mostrargli un piccolo insetto e lo vedrete scappare via a gambe elevate.

Per non perdere il ruolo di dominante del gruppo gli esemplari più anziani hanno capito che, se non potevano sconfiggere con le loro leggi i più giovani, dovevano adeguarsi, ricorrendo a depilazioni e tatuaggi. Nella speranza di mantenere lo status sociale e allontanare lo spettro della morte e della vecchiaia. Non è raro trovare alcuni di loro disposti ad abbandonare persino la cara musica di Albano per sposare il rap giovanile.

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Secondo recenti studi sarebbe più corretto nominare la specie uomo beta. Purtroppo, la pellicola è finita (o forse si è suicidato il nostro operatore non accettando l’evoluzione darwiniana) poco prima di parlare anche di un tipo di costume molto di moda, il mini-slip che fa invidia allo speedo, in colorazioni talmente chiare da far pudore e vergogna anche all’uomo più disinibito.

©®aMe
Andrea Magliano

Evitiamo ogni dubbio. La mia, come avrete facilmente intuito – modalità sarcastica on – è esclusivamente invidia verso questo tipo uomo. Tra il tragico e il comico, purtroppo l’ossessione dell’aspetto fisico è una delle piaghe sociali, alimentata da modelli superficiali e piatti imposti dai mezzi di comunicazione che tanto breccia hanno nella testa delle nuove generazioni. Personalmente nulla mi tange se una persona passa la vita in palestra, a depilarsi, a tatuarsi, a mettersi slip che fanno rimpiangere il boxer di Hello Kitty (qui per chi se lo fosse perso). L’importante è essere in pace e in armonia con se stessi. Se si riesce a essere liberi in questo modo, si è felici di sé con sé. Nel post di sopra ho dovuto generalizzare e riassumere, per ovvie ragioni di spazio e sintattiche. E poi diciamoci la verità, non sono già sufficiente macho con una mucca sul pigiama per invidiare loro???

Macho man

Che poi più che mucca, chiamiamola mucco! E se qualcuno se lo sta chiedendo, le labbra non sono in prestito da Angelina Jolie! E infine per restare in tema con il post, ecco la mia proposta musicale, ma astenersi deboli di cuore!

@aMe
Andrea Magliano

Occhi

17 Lug

Mi sono fatto coraggio e ho deciso di mostrare per una volta una foto da me realizzata. È stata scattata durante l’ultima esercitazione del corso, a cura di Alberto Terrile, che ho seguito. Tema: paesaggio. Non è stata fatta alcuna post-produzione – odio la post-produzione e già odio il dover inserire la scritta copyright che rovina l’immagine -. La foto che vedete è tale e quale a come è stata scattata, con il mio obiettivo base, che più base non si può.

Copyright Andrea Magliano 2013

Non a molti piace il mio stile, né io mi sento un fotografo. Difficile che mi vedrete con la macchina fotografica in mano, anche se ogni tanto succede. E di tanto in tanto esce una foto carina, almeno per il mio gusto. Ma più che altro nelle foto riconosco i miei occhi e il mio modo di pensare. Riconosco i demoni e il romanticismo, la prigione e la libertà. E poi l’imperfezione.

Questa foto mi piace. La natura, terra e cielo. Le nuvole che ostruiscono lo sguardo, ma in perenne movimento, che schiacciano gli alberi, solidi e piantati al terreno, alti tendenti al cielo. E poi l’acqua con le sue increspature, come collante. Come vita, perché la vita arriva da lì. E perché l’acqua significa anche rinascita, cambiamento, mutamento. E l’acqua è misteriosa, cela lo sguardo e lo riapre su una nuova dimensione.

Insomma, in sé la foto non è nulla di che. Un semplice riflesso sull’acqua che grazie alle increspature tende a questo effetto acquarello. Uno scatto come tanti. Ma che descrive il mio sguardo e chi si nasconde dietro lo scatto, in questo momento.

Adoro gli occhi delle persone perché sono un canale magnifico per conoscerle. Nelle conversazioni cerco sempre di mantenere il contatto visivo sul mio interlocutore. Non è un semplice discorso di educazione. Gli occhi sono la principale finestra dell’anima.

In tanti sono capaci di mentire, ma ben pochi sono capaci di farlo con gli occhi.

Ecco perché chi mente, cerca sempre di abbassare la vista. Ed è maleducazione non guardare il volto.

Lo sguardo nasconde incertezze, paure, sogni, rabbia, speranza, gioia. Gli occhi brillano e gli occhi si spengono. Gli occhi sono vacui in quelle foto posate che poco raccontano e che appiattiscono la persona. Negli occhi si nasconde la persona, la sua storia, quanto ha sofferto e quanto ha esultato.

Gli occhi rilevano chi essi saranno, nel bene e nel male, e i loro talenti.

Non tutti gli occhi vedono. Perché non tutti vedono al di là del proprio naso. E c’è chi riesce a vederci di tanto in tanto. Vedono il mondo al di là di quella superficie. Dell’apparenza. E ci si accorge che il mondo è sfumato.

E allora temo la cecità. Non chi è cieco perché non può osservare, ma chi è cieco perché non vede.

Amo gli occhi delle persone e amo perdermi dentro essi. Cerco di capire chi ho di fronte.

Al punto che osservo gli occhi, ma non il loro colore.

©®aMe
Andrea Magliano

Vi lascio in compagnia di qualche sguardo e tante storie, allegre e tristi. Storie di vita. Vite di storie.

Venendo alle informazioni inutili, ho apportato qualche cambiamento impercettibile al blog, modificando la presentazione dell’about, eliminando qualche articolo sparso, dando delle ridimensionate e correggendo qua e là. Gli occhi sono anche questo.

@aMe
Andrea Magliano

Casa

10 Lug

Ho sempre amato il personaggio di Holly, l’affascinante ragazza così desiderosa, ed eppure così timorosa, di vivere e di amare interpretata da Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany. Lei con quel suo modo di fare un po’ naif e immaturo, un po’ spavaldo, persa tra le nuvole. E fuggente, perché la cosa più difficile da fare è vivere e amare. E lasciarsi vivere e lasciarsi amare.

Ingenuamente non ho mai capito il perché di quel colpo di fulmine improvviso.

Quella donna che vive con un gatto senza nome, ché non possiede. Perché entrambi sono spiriti liberi in cerca di una casa e di una stabilità. E un nome è solo un’altra prigionia. Lei è colei che vive in un appartamento spoglio, qualche valigia sparsa a contenere il suo mondo. Perché le valige si disferanno solo quando si sentirà a casa.

E persino il telefono è nascosto in un altro bagaglio.

Holly è la sognatrice che prende in mano la chitarra e canta una struggente Moon river sulla scala antincendio, che mangia il suo danese davanti le vetrine di Tiffany.

Il personaggio di Holly mi stava entrando sotto pelle, senza che me ne accorgessi.

Quando mi sono trasferito a Torino per il mio progetto universitario, ho fatto in parte quello stile di vita. Una valigia sempre pronta sotto il letto, pochi libri e quaderni in libreria, il vestiario necessario a sopravvivere in attesa di trovare una vera casa. Mi sono trasferito con la convinzione che Torino non dovesse essere un punto di arrivo, ma solo un nuovo punto di partenza. E così ho fatto. La parentesi torinese è terminata.

Ma Genova non è casa mia. Tornato nella mia casa natale, ho gettato tutta la mia videoteca in un sacchetto depositandolo nell’armadio. Avrei messo a posto i miei film quando mi sarei trasferito. Beh, ho dovuto sistemarli solo perché i blu-ray sul fondo si stavano sfondando.

Ho sempre guardato fuori dalla finestra e guardato il cielo, attratto dalle nuvole. Guardato al di là del mare per vedere lidi lontani. Sentendomi non parte di un qui, ma di un sfuggente . Rifiutando la stabile monotonia prigioniera, con conseguenti crisi esistenzialiste di un domani senza certezza.

Mi sono sentito a casa soltanto a New York nell’unico reale viaggio della mia vita. Mi sento a casa con lo humour cinico britannico, con la cucina italiana, con la ricerca di una spiritualità zen orientale, con il ligio rispetto lavorativo giapponese, con il fascino isolano, con la spettacolarità americana. Ma in nessun posto mi sento totalmente me stesso, ma sempre e solo un pezzo di me. Ho sempre amato la definizione di cittadino del mondo.

L’ho già raccontato in un vecchio post. Mi è stato confidato che nella mia vecchia vita dovrei essere stato un forestiero sempre bisognoso di novità, immerso nella strada, alla ricerca di un perenne qualcosa. Senza fissa dimora. E ci continuo a pensare e mi convinco che la casa non sia allora un luogo fisico. Assolutamente no.

La casa è la nostra condizione di essere felici. Si è felici con se stessi e con i nostri affetti. La casa è quel posto dove il nostro cuore dimora e può riposare. Cambiano i luoghi fisici e virtuali e le conoscenze vanno e vengono, i pochi amici restano, e continuo a cercare quell’amore di cui ho bisogno.

Home. Let me go home. / Home is wherever I’m with you.
Home. Let me go ho-oh-ome. / Home is where I’m alone with you…

E mi accorgo di aver sempre amato la musica country. Perché in quegli artisti riconosci il vissuto di persone alla ricerca di se stessi e di una fissa dimora che non sia così stretta. Poeti con la chitarra in mano. Portatori di ilari canzoni e di tristi visioni. Contraddittori nella gioia e nel dolore dei loro occhi. Su quei volti sporchi e rugosi che scoprono giorno per giorno la vita e i suoi segreti.

Correndo strade in pieno deserto dove il caldo ti toglie le forze. Viaggiatori abusivi sui treni a lunga distanza. Sotto un mare di conifere, lì dove il sole fatica a filtrare. Bob Dylan, Johnny Cash… Viaggiatori con una sola valigia.

E un unico compagno. Il più grande dei loro demoni. Se stessi.

©®aMe
Andrea Magliano

Mi sono dimenticato di avvertirvi preventivamente. Questo post sarebbe stato un puro nonsense. Inoltre, promisi un articolo sul flusso di coscienza. Ecco come funziona il mio. E per una volta sono stato di parola, anche qui.

@aMe
Andrea Magliano

Demoni

1 Lug

Come nell’acqua, affiora un ricordo che non vorresti.
Cade un sasso e svanisce, ma il danno è già compiuto.
Come in un fuoco, brillante scoppietta nel cielo. E si dissolve rapido.
Come nell’aria, una farfalla su un fiore. Semplice battito d’ali e vige il caos.

Ognuno di noi ha i propri demoni da dover affrontare.
Non possiamo fuggire, ma solo combattere.
Si può vincere o, nella sconfitta, provare a conviverci.

In questo momento ho paura. Paura di quei demoni.
E paura di quei sogni. Perché tanti sono destinati a restare tali.
E altri a realizzarsi. Farò di tutto per renderli veri.

Insegnano che tutto ciò che non è successo in una vita può accadere in un giorno.
Ho imparato a non aspettare, ma a cercare attivamente.
Ma quel giorno sembra distante. E si ripresentano quei demoni.

E allora costruiamo autonomamente delle prigioni.
Convinti di custodire quei demoni.
E invece imprigioniamo solo noi stessi.

©aMe
Andrea Magliano