Su questa zattera, cullato dal mare,
perdo il mio sguardo nella volta celeste.
Giorni e giorni di navigazione
nel labirinto di onde, perdo.
Troppo disattento nel scrutare mondi,
ho confuso le lacrime con l’acqua ribollente
di un lento sprofondare
della zattera che silente si inabissa.
Suono interrotto nella notte,
ultimo ossigeno e poi sotto la superficie.
Lieve bagliore bianco illumina
la mia danza fetale sottomarina.
Mentre la zattera si allontana,
ormai non più necessaria,
troppo disattento nel scrutare pensieri,
si riaprono le cicatrici della pelle.
Fluido rosso circonda il corpo,
in un valzer di colori nell’oscurità.
E poi tutto diventa immobile
e gli occhi si riaprono.
Bagno battesimale di un corpo nuovo
in emersione dal mare, primi passi sulla terra.
Con i sensi vivi, ispirazioni assorbo
e con una matita la terra coloro.
Ormai è notte fonda.
I piedi affondano nella sabbia fresca.
Il mare culla soave il mio quieto andare.
Tra le increspature delle onde si riflette la luna.
Mi volto verso la terra.
Con un ultimo malinconico sorriso, mi guardo intorno.
Ripensando a quanti momenti ho vissuto.
A quante vite ho intersecato.
Alle ferite e alle gioie.
Agli amori e ai tradimenti.
Ai successi e ai fallimenti.
A ciò che è stato.
Socchiudo gli occhi e il mio cuore palpita.
Il vento mi accarezza il volto.
Nel silenzio sento l’assordante rumore della vita.
Una dolce ninna nanna.
Come un cavallo che galoppa sulla spiaggia.
Alzando guizzi d’acqua.
Mi levo le scarpe e gli orpelli.
L’acqua è fredda.
Mi siedo e fisso il mare.
Fisso quel ricordo lontano.
Fuggire dai problemi non è la soluzione.
Ma non fuggo perché la soluzione l’ho trovata.
Spingo in mare questa zattera.
Fatta di vecchi legni e di nuova vita.
Di nuovi sogni e di nuove speranze.
Una nuova culla per una nuova promessa.
Mi sdraio per fissare la volta celeste.
Per sorridere dinanzi lo stormo sfuggente.
Per assaporare l’aria marina.
Per vivere la nuova vita che mi aspetta.
Ovunque sbarcherò sarò felice.
Pronto per imparare una nuova lezione.
Ad amare di nuovo.
Chiudo gli occhi.
Salvo evitare fraintendimenti, il testo di cui sopra non parla di un suicidio. Nella mia testa, le immagini vogliono sottendere genericamente una fine che preannuncia un nuovo inizio. In passato ho scritto La zattera, a cui sono fortemente legato. Se nel primo atto, era un vivere passivo nell’attesa di un qualcosa, qui è un vivere attivamente, decidendo di prendere quella zattera e di lasciare alle spalle una vita che è semplicemente terminata e che non ha nulla da aggiungere o che impone di voltare pagina. Contemporaneamente, questo secondo atto lo trovo al tempo stesso sereno. Non ci sono preoccupazioni esterne perché tutto ciò che resta è l’ordine naturale della vita. Questo testo nasce sulle note di Ride che vi propongo. Consiglio la lettura con la musica in sottofondo.
Non c'è niente da fare. Sono un sognatore in cerca di fuga. O di nuovi orizzonti...
Benvenuti nel mondo di aMe! Qui non sempre tutto è come appare e non esiste un'unica dimensione.
Per contattarmi visitate la pagina Contatti o cliccate sulla foto per accedere a Facebook.
Buon'esplorazione!
Andrea Magliano
Copyright
I testi e i contenuti su questo sito sono di proprietà intellettuale dell'autore e coperti dalle vigenti norme sul diritto d'autore. Qualsiasi utilizzo non autorizzato sarà perseguito secondo i termini di legge.
E' prevista la Licenza CC che consente la condivisione previa indicazione della fonte e attribuzione legittima, senza alterazioni e senza fini commerciali.