Tag Archives: mdna

La mia foto

23 Dic

Permettetemi un post di puro nonsenso, intellettuale o demenziale. Di puro egocentrismo. Perché in verità sono una persona vanitosa ed estremamente permalosa. Tanto introversa quanto estroversa.

Iscrivendomi ai social network, ho sempre incontrato un problema: la foto del profilo. Per me era un dolore incommensurabile e stupidamente profondo. Non amo farmi fotografare. Non sono né fotogenico né bello. Fuori. Dentro, checché ne dicano gli altri – quanto adoro la parola checché -, non l’ho ancora capito. Sono tutto fuorché l’emblema della perfezione e le persone non hanno fatto altro che evidenziarlo. Anche se le eccezioni ci sono state e tutto sommato non pochissime.

Pensandoci bene, forse è per questo che provo un amore sfrenato verso il cinema e la composizione visiva e parimenti un rapporto difficile con la macchina fotografica.

Di conseguenza ci sono pochissime foto a testimoniare la mia crescita. Tutto è affidato alla mia memoria che si è così sviluppata affinché io non dimenticassi quasi niente, ma che prima o poi mi abbandonerà. Come tutto. Inoltre, quelle poche foto non ricordano eventi rilevanti per me o stati d’animo significativi. Odio spesso le foto dei profili altrui. La gente si mette in posa, prova e riprova quello scatto, fingendo di essere ciò che non è. Sono artefatti, non mostrano chi sono. Fortunatamente non tutti sono così.

Pensatore

Ho sempre scelto qualche foto, recuperata da google che mi descrivesse. Questa era la miniatura del mio profilo facebook. La trovo magica. Un ragazzo al centro di un lungo corridoio. Pensatore e corridore della vita a metà tra due forze contrapposte che gli impediscono di vivere. La luce infonde la speranza. Vedete che trip mentali da una semplice immagine, insignificante agli occhi altrui?

Per il blog ho scelto invece due fotografie da me scattate. Quella in home è stata rubata il 7 gennaio dalla passeggiata Anita Garibaldi a Genova Nervi. Il tramonto ha prodotto quei colori splendidi. È l’idea di una piccola torretta, io, sul mare, la vita e insieme il mistero. Nascere in una città portuale mi ha fatto apprezzare la natura poetica e drammatica della vita. Il nostro sguardo ha una forte componente melanconica e sognatrice. Sono un esploratore.  E voglio volare lontano.

Andrea Magliano - Sigarette

Come profilo WordPress ho optato per quest’altra, nata casualmente, ma che per me imprime molto il mix di cui sopra. I due fiori sono due innamorati. Il pacco di sigarette per trasposizione è anche una bara e i fiori sono lì posati a ricordo di qualcuno che non c’è più. Tralasciate per entrambe, vi prego, la scarsa qualità tecnica.

Poi, dopo 4 anni di facebook, dovevo cambiare. Ripensando al 2012 travagliato e grazie al sostegno inconsapevole di alcuni, ho per la prima volta inserito la mia foto personale. Ho iniziato a navigare i blog altrui e mi sono accorto che pochi hanno un’immagine propria o si firmano per nome e cognome. Anche io facevo così. Volevo espormi il meno possibile. Poi ho pubblicato Omosessualità e omofobia in cui affrontavo di petto una situazione – ed è uno degli articoli più letti, purtroppo credo perché la gente curiosa correva a vedere se ero gay o meno… Ho detto bisogna prendere coraggio delle proprie idee. E ho iniziato a firmarmi con nome e cognome. aMe diventa Andrea Magliano. Non basta, l’ultimo passo è quello di metterci anche la faccia. Dunque eccomi. Questo sono io:

Andrea Magliano - MDNA Tour - MilanoQui sono al concerto lo scorso 14 giugno. Ero solare come non mai. E non so se per la nuvola di canna che si levava dagli spalti o perché stavo per incontrare la mia eroina. Da lì a qualche ora lo stadio si sarebbe riempito, Madonna sarebbe comparsa sul palco e io mi sarei commosso. Appena l’ho vista ho versato qualche lacrima. E mi sono ripromesso che riuscirò a conoscerla, a stringerle la mano e magari a lavorare con lei. Checché ne dicano gli altri. Io ce la farò.

Ma questa foto, scattata con un banale cellulare, è forse una delle migliori che ho. Sono felice, ricorda uno dei momenti migliori di quest’anno. E mostra chi sono senza troppi fronzoli. Io sono quello scricciolo di appena 170 cm di altezza, un po’ magro – prenatalizio – e con le fossette sulle guance. Sono il ragazzo genovese che si deve far crescere la barba per dire al mondo guardate che ho 23 anni. Sono il ragazzo della Bilancia che fatica a pronunciare le s, come Jovanotti, ma che rifiuta di andare da un logopedista perché quel difetto è mio. Sono io. Sono quel piccolo romantico sognatore che crede ancora nell’amicizia, nell’amore, nella famiglia, nella vita. Sono quel ragazzo buono, che diventa una bestia se qualcuno gli calpesta i piedi. Sono quello che si sente solo e sbagliato. Imperfetto.

Scusate il post egocentrico. Ma sono piccoli passi per crescere e per abbattere il muro. E se bisogna giocare, giochiamo fino in fondo.

Auguro a tutti buone feste! 🙂

@aMe
Andrea Magliano

Madonna, American Life – Part III – Nobody knows me

28 Nov

Ho un desiderio: che voi non snobbiate questo articolo. Sì parla sì di Madonna. Ho molto a cuore questa canzone perché è per me una delle più rappresentative e nelle sue varie versioni è stata una grande fonte di ispirazione.

Vi propongo la versione utilizzata per l’MDNA Tour. Qui la canzone è trattata come una sorta di inno serio, aggressivo e arrabbiato. Inoltre, credo sia uno dei migliori interludi mai realizzati visivamente. Ed è molto attuale, purtroppo, perché nell’intenzione di Madonna si può applicare alla storia di Andrea, il ragazzo suicidatosi. Nel video, compaiono i volti di Asher Brown (13 anni), Robbie Kirkland (15), Seth Walsh (13), Tyler Clementi (19), Brandon Bitner (14), Kenneth James Weishuhn (14), Carl Joseph Walker-Hoover (12), anche loro vittime di bullismo e/o omofobia. Ragazzi innocenti che nuovamente hanno preferito togliersi la vita. Giovani di cui in molti non hanno voluto parlare, soprattutto in questo paese.

Inizio ad apprezzare le canzoni quando queste mi trasmettono una storia. Quando la musica e le parole si fondono per infondermi un messaggio. Questa canzone mi fa immaginare un viaggio nell’inconscio, onirico, con le atmosfere di Dalì. Il mio lato nascosto, il mio io segreto, che vuole una voce per parlare e per farsi ascoltare dalla parte più viva, più superficiale. Quella che mostro alla gente. È una canzone arrabbiata, dove si parla di morte, dove si parla di riposo. Tutto finalizzato all’accettazione di sé. Ma è tutto figurato.

I’ve had so many lives / Since I was a child / And I realize / How many times I’ve died

Uno dei grandi problemi dell’uomo consiste nell’essere un animale sociale, incapace di stare da solo. Nel momento in cui sentiamo questo bisogno di rapportarci verso gli altri, abbiamo la necessità di indossare una o più maschere con cui interfacciarci. E allora iniziamo un viaggio fin da piccoli, più o meno consapevoli di quanto stiamo per fare, in cui ricerchiamo l’identità più congeniale a noi. Nel processo di crescita, maturiamo. Almeno così dovrebbe. E maturando ci rendiamo conto che quel costume che ci siamo cuciti addosso spesso incomincia a starci stretto o non fa più per noi. Così uccidiamo quel nostro lato e allora ci accorgiamo quante volte siamo morti per poi rinascere. La fenice.

I’m not that kind of guy / Sometimes I feel shy / I think I can fly / Closer to the sky

Nel corso degli anni, mi sono sempre state date etichette. Credo che sia la necessità dell’uomo di catalogare tutto quanto. Nel momento in cui una persona sta nel mezzo o lo si può inserire in più scatole o ancora appare indecifrabile, il nostro pensiero diventa articolato, andiamo in crisi e ci fa paura. Pensate che stando alle persone, in merito al mio gusto sessuale, io sarei etero, ma anche gay. In merito alla politica dovrei essere invece un fascista, ma anche un bolscevica e perché no un anarchico. Sull’amicizia, io sono simpatico, ma anche deprimente e in pratica impassibile. Sarei religioso e ateo. A volte sono timido, ma in concreto vi rispondo anche di no. Non avrei fatto determinate cose se lo fossi. Io sono un piccolo pulcino che vuole crescere, levarsi e volare in alto, lassù.

This world is not so kind / People trap your mind / It’s so hard to find / Someone to admire

Ultimamente sto adottando il motto sorridi alla vita che la vita ti sorride. E alle volte ha e sta funzionando. Non sempre però. Il mondo non è buono. Le persone devono catalogare, sono affariste e fondamentalmente spaventate. Spaventate da loro stessi, dalla loro solitudine. Se tu sei diverso sei il male e dunque cercheranno di spezzarti le ali. In questo mondo chi puoi veramente ammirare? E qui aprirei anche un dibattito. È necessario ammirare qualcuno? Avere dei modelli di riferimento? Ognuno dovrebbe essere espressione di se stesso, non l’incarnazione di qualcun altro. Però qualcuno deve influenzarci, deve aiutarci a costruire la nostra forma mentis. Allora trovi qualcuno con cui ti senti più in sintonia e qualcun altro no. Ma anche questo è un viaggio difficile. Non impossibile, perché sono certo che in mezzo a quel marciume anche una bellissima rosa riesce a nascere.

I, I sleep much better at night / I feel closer to the light / Now I’m gonna try / To improve my life

Perché quando impari ad accettare come funziona il mondo e soprattutto ad accettare te stesso per quello che sei, senza farti scoraggiare in questo viaggio di scoperta interiore, trovi la pace per dormire la notte. Per star meglio. E la tua vita adesso sarà soltanto in discesa.

No one’s telling you how to live your life / But it’s a setup until you’re fed up / It’s no good when you’re misunderstood / But why should I care? / What the world thinks of me / Won’t let a stranger / Give me a social disease

Perché alla fine la soluzione è più semplice di quanto chiunque possa credere. Nessuno ti dirà come vivere la tua vita eccetto te. E tu hai il diritto di viverla nel modo scelto finché non te ne stuferai. A quel punto ti costruirai una nuova identità e andrai avanti. Non è bello essere fraintesi, giustissimo, ma le persone fraintenderanno lo stesso le tue parole, i tuoi pensieri e i tuoi comportamenti. La gente è disinteressata a ciò che succede fuori dal proprio ego o al più ha una diversa forma mentis, un diverso livello di giusto o sbagliato e giudicherà comunque. Perché preoccuparsene allora? Bisogna piacere a se stessi, stare bene con il proprio lato inconscio e segreto e lasciar credere agli altri ciò che vorranno credere. L’indifferenza è la miglior arma. Non bisogna permettere ad uno sconosciuto di iniettare dentro noi quel profondo disagio, malessere e mancata accettazione.

E come non pensare a quelle persone che non sono così forti da riuscirlo a sopportare o affrontare?

I don’t want no lies / I don’t watch TV / I don’t waste my time / Won’t read a magazine

Non esiste grande libertà oggi giorno. I mezzi di comunicazione si trasformano spesso in uno strumento per manipolare le nostre teste da parte delle autorità. Ho un’estrema paura della dittatura ideologica. Però è anche vero che da artista, più precisamente aspirante creativo e regista, non posso prescindere dal medium. Il film per me diventa la mia voce attraverso cui incanalare il mio pensiero. Vorrei essere un artista libero. Allora la mia interpretazione di questa strofa è più riferita alla figura dell’artista in senso di personaggio pubblico e, per trasposizione, a quella di ogni singolo individuo: non preoccupatevi di ciò che gli altri pensano, non dategli peso, perché la verità la sapete soltanto voi.

Ciò che mi auguro profondamente è di trovare la mia pace, tra le mie identità che sono perennemente in conflitto. Vorrei che la gente non mi mentisse, ma come posso volere ciò quando sono il primo a volte a mentire a me stesso?

@aMe