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Jesus Christ Superstar

9 Giu

Certi argomenti sono come una corda sospesa nel vuoto. E il rischio di cadere è alto. Soprattutto se la storia si fonde con il mito e la leggenda e alcuni di quegli episodi si ripercuotono ancora oggi a distanza di secoli. E la minaccia del fanatismo, non esclusivamente religioso, è dietro l’angolo in qualsiasi momento.

Del resto la storia non sempre risulta oggettiva o assoluta. Dipende infatti dalle fonti in nostro possesso e si aggiorna con costanza. A scriverla sono gli uomini con i loro umori e le loro idee e nel mare di voci emergono anche pensieri contrastanti e non per forza condivisi.

Capita così che una delle figure cardine della cultura occidentale, quella di Gesù Cristo, offra materiale pressapoco infinito. È davvero esistito o no? E se sì chi era costui e cosa è davvero successo? Domande lecite visto che il nostro mondo deriva da quegli anni.

La principale fonte storica è rappresentata dai Vangeli e dalle sacre Scritture, opere scritte da altre persone e che in taluni passaggi presentano delle discordanze. I testi mostrano poi diverse componenti sovrannaturali (immacolata concezione, miracoli…) che, se per alcuni sono da prendere alla lettera, per altri (compresi alcuni teologi) forniscono solo un’indicazione simbolica dei fatti accaduti.

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Negli anni ’70 Tim Rice e Andrew Lloyd Webber realizzarono testi e musiche per l’album rock Jesus Christ Superstar, diventato poi un musical teatrale le cui repliche proseguono tutt’oggi nel mondo. Nel 1973 Norman Jewinson ne firma l’adattamento per il grande schermo, dando luce a un cult senza tempo e a uno dei più bei film spirituali del cinema.

Interamente girato nelle terre di Israele, qui un gruppo di giovani hippie mette in scena gli ultimi giorni della vita di Cristo fino alla morte per crocifissione. Alla figura di Gesù, interpretato da un quasi esordiente Ted Neeley, si contrappone un eccelso e superbo Giuda Iscariota, con il volto di Carl Anderson.

In questa rivisitazione l’elemento divino è assente, ricordando invece la dimensione umana e terrena degli eventi e dei suoi protagonisti, tutti in qualche modo persi. Si pone l’accento sulla costante ricerca di spiritualità, mettendo in guardia dal cieco fanatismo, e si mostrano infine le ripercussioni politiche di certi messaggi.

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Per la prima volta gli episodi sono narrati attraverso gli occhi del traditore, un Giuda estremamente razionale e logico, capace di comprendere le reali implicazioni delle parole di Cristo, ormai totalmente fuori controllo, ingigantite, fraintese e poco spirituali. Il suo grido mette in guardia dal crescente invasamento che potrebbe sfociare in una rivolta fatale per il popolo sottomesso. Non risparmia neanche Gesù che, per quanto continui ad ammirare, ritiene sempre più protagonista ammaliato dalla sua nomea e lontano dagli obiettivi iniziali, e si chiede della veridicità del suo parlare in nome di Dio.

Giuda lamenta l’uso improprio di risorse che potrebbero essere usate per salvare i poveri, ormai assenti nel programma, su cui Cristo risponde che questi esisteranno sempre. Disprezza la presenza di Maria Maddalena a fianco di una persona di così alta levatura che pare invece compiaciuta delle cure e attenzioni ricevute. In una dolce I don’t know how to love him, la prostituta canta il profondo smarrimento causato da un amore di difficile comprensione, notando però che alla fine Gesù è solo un uomo come gli altri.

A un dinamico Giuda si contrappone un Cristo passivo nel subire le conseguenze degli eventi sfuggiti di mano e che, per quanto spirituale, non ha quasi nulla di divino. Capisce che il messaggio di gloria e di potere sono stati fraintesi quando una folla gli dedica il proprio cieco asservimento e l’apostolo Simone lo incita ad aggiungere un pizzico di odio contro Roma (Simon Zealotes/Poor Jerusalem).

Assiste al degrado del Tempio di Gerusalemme colmo ormai di mercanti e prostitute (The temple) e, sopraffatto da un’orda di lebbrosi che lo inghiotte speranzosa in un tocco miracoloso, implora di essere lasciato stare (The lepers). L’eccentrico re Erode, sospeso in un party dai dubbi gusti sessuali, insiste per vedere i miracoli per cui Gesù è divenuto una star, ma senza risultati lo accusa di essere uno qualunque (King Herod’s song).

Il più toccante passaggio giunge al termine dell’ultima cena. Un Cristo sempre più triste, solo e prossimo alla morte, si allontana nell’orto degli ulivi. Ancora una volta un uomo, ancorché il mito, si dimostra smarrito e incapace di accettare il proprio destino, sfogando i dubbi in una sofferta preghiera-scontro contro il Signore.

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Dietro l’anima spirituale si nasconde quella politica, sempre più umana e terrena. Le paure di Giuda sono fondate quando la gente intorno a Cristo aumenta e lo proclama, oltre che il figlio di Dio, il re dei Giudei alla guida di un popolo oppresso che rivendica una terra.

I primi ad esserne spaventati, intimoriti di perdere i propri privilegi e della reazione romana, sono i sommi sacerdoti ebraici Anna e Caifa che spingono il Sinedrio (dedito a legiferare e alla giustizia) a votare la morte di Cristo. Premendo sulle paure di Giuda, lo inducono con l’inganno a tradire Gesù in cambio di denaro con cui poter aiutare i poveri. Cristo è arrestato per essersi equiparato a un Dio e portato davanti a Pilato che, in nome di Roma, avrà l’ultima parola. Dinanzi al silenzio del condannato, alla folla feroce fomentata dal Sinedrio che lo vuole crocifisso e dopo la fustigazione pubblica, un impotente Pilato, preoccupato di insurrezioni, non può che lavarsi le mani e mandare a morte l’uomo (The trial before Pilate/39 lashes).

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Nonostante gli apprezzamenti della Chiesa di Roma, il film non mancò di generare proteste e accuse diffuse da parte di alcuni gruppi ebrei e cristiani.

I primi denunciarono il film di antisemitismo, avendo dipinto il popolo ebreo come responsabile della morte di Cristo. Ci si dimentica però che gli eventi qui narrati sono contenuti nel Nuovo Testamento e non sono un’invenzione dello sceneggiatore. Questi episodi sono stati una delle ragioni con cui il Cristianesimo ha sempre giustificato nei secoli la persecuzione contro gli Ebrei, fino alle scuse ufficiali di Papa Giovanni Paolo II.

L’altra principale accusa è di blasfemia. Si critica sia l’aver trasformato Cristo in una qualsiasi rock-star sia l’averlo dipinto uomo e non un’entità superiore. Il film costruisce poi un parallelismo tra Giuda e Gesù, esulando il semplice ritratto di traditore e tradito. I due si compensano come metà di una stessa medaglia, entrambe vittime di un destino più grande già scritto e condotte a morte per tradimento. Giuda non consegna Gesù per fini personali, ma con la speranza di salvarlo, evitare le probabili insurrezioni e con i soldi della ricompensa aiutare i bisognosi. Le promesse del Sinedrio non sono però mantenute e il senso di colpa lo spinge al suicidio.

Un altro cambiamento chiave dell’opera è che a resuscitare non è Cristo, ma lo spirito di Giuda nella famosa Superstar. Scendendo dal cielo con una croce, l’Iscariota rivendica profondi dubbi su quanto è successo. Alla fine chi è realmente Gesù, che cosa ha sacrificato e per cosa? Perché mai, se era portavoce di un messaggio di salvezza, non è apparso con un piano e ai giorni nostri per sfruttare i moderni mass media? E cosa dire allora delle altre religioni?

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Girato con tocco anti-militarista, il film arriva in un periodo di grandi cambiamenti e tensioni, dopo gli assassinii dei fratelli Kennedy, Martin Luther King, Malcolm X e durante la Guerra del Vietnam.

Può esistere religione senza politica? Dietro i diversi credi si nascondono istituzioni e in nome della religione, a prescindere da quale, sono morte più persone di quante ne sono state salvate. In nome della religione sono scoppiate guerre, attentati e persecuzioni che solo in quella cristiana hanno coinvolto (tra gli altri) pagani, ebrei, omosessuali, scienziati, gente mancina, con i capelli rossi o le lentiggini. In nome della religione non vi è equiparazione dei diritti.

Si può allora essere spirituali senza essere religiosi?

Rileggendo i personaggi liberi di qualsiasi componente superiore, si ricorda che prima di tutto sono uomini che come tali sono emotivi, smarriti, tentati, strumentalizzati. Privi di certezze, si muovono e si interrogano in cerca di risposte per fugare i propri dubbi. La spiritualità passa anche dalla capacità di domandare e di saper (e sapersi) mettere in discussione.

Ciò è l’esatto opposto del fanatismo. L’invasamento, non sempre religioso, è oggi ancor più applicabile a qualsiasi contesto, con la folla pronta a elevare idoli o guide che negano il confronto e si fanno portavoce dell’unica (presunta) verità.

Non esiste l’assolutismo, ma ogni cosa è pronta per essere riscritta.

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Il film si chiude sulla croce e con un pastore che, nel rossore del tramonto, conduce il suo gregge. Il messaggio di Cristo non è andato perso.

©®aMe
Andrea Magliano

Il quinto giorno

11 Feb

Per quanto sembri assurdo, l’uomo conosce più l’universo che il suo stesso pianeta.

Ancora oggi ignoriamo molte specie viventi, passate e presenti, ed esistono luoghi inesplorati o avvolti nel mistero. Per esempio sappiamo ben poco dei fondali marini e in generale degli oceani che ricoprono i due terzi del pianeta. La fossa delle Marianne, il punto più profondo con i suoi circa 11mila metri, è stata raggiunta da solo tre persone, tra cui James Cameron, il regista di Titanic e Avatar, nel 2012.

Assodando l’idea dell’evoluzione, gli scienziati stimano che oltre il 90% delle specie viventi mai apparse sul pianeta risulti estinto e l’uomo, membro del regno animale, è solo uno dei moltissimi possibili rami evolutivi. Si dà per scontato che la vita provenga dal mare, ma ancora non si conoscono le sue origini.

Tra le pseudoscienze si annovera la criptozoologia, lo studio di animali sconosciuti o ritenuti teoricamente estinti, ma di cui si hanno prove circostanziali. Capita che alcuni di quei mostri si rivelino reali come il calamaro gigante. Il mare con  i suoi misteri fornisce molto materiale. Lo sapete che nel 1997 fu captato un rumore nelle profondità del Pacifico, il Bloop (qui), e si pensa sia riconducibile o al distacco dei ghiacciai in Antartide o a una creatura gigantesca non ancora scoperta? O conoscete i globster, enormi masse gelatinose organiche spiaggiatesi, derivanti spesso da carcasse di balena in decomposizione e altre volte dall’origine ignota?

Nel 1979, l’inglese James Lovelock formula la teoria di Gaia, l’altro nome con cui è chiamato il nostro pianeta. Secondo tale ipotesi, il mondo è immaginabile al pari di un essere vivente che vive e si evolve in simbiosi alle altre specie che lo abitano in un delicato equilibrio.

Queste sono alcune delle premesse che portano Frank Schätzing alla pubblicazione nel 2004 di Der Schwarm (letterale Lo sciame), edito in Italia da TEA con il titolo Il quinto giorno.

Il quinto giorno

Copertina essenziale con quello che sembra un iride blu che spia il lettore, è un thriller ecologista fantascientifico degli oceani. Partendo dallo stato dell’arte della scienza, l’autore prova a rispondere ad alcuni di quei misteri imbastendo una storia in cui ogni elemento è plausibile grazie alla collaborazione di tecnici e teorici nella stesura. Il risultato è un racconto ben distante dalle solite americanate, capace di toccare nelle oltre 1.000 pagine numerosi temi dall’ecologismo alla filosofia, dall’economia alla politica e persino la religione.

Secondo la Bibbia in quel quinto giorno Dio creò gli oceani e le creature marine.

Il primo evento è datato 14 gennaio. Al largo del Perù un giovane pescatore esulta dopo settimane di magra per l’abbondanza di pesci. D’un tratto il banco rompe la rete e rovescia la piccola imbarcazione. Nel tentativo di riemergere, i pesci si compattano come fossero una cosa sola impedendo la risalita.

A marzo l’azienda energetica norvegese Statoil scopre che lo zoccolo continentale, ricco di giacimenti di idrati di metano, è invaso da milioni di vermi sconosciuti intenti a scavare nel terreno. Nessuno sa il motivo, né da dove arrivano, ma la loro azione nel lungo periodo potrebbe causare un cataclisma.

Vancouver Island, nota per l’attività di whale watching, è sconvolta dal comportamento anomalo dei cetacei. I giganti buoni prima scompaiono, poi attaccano le imbarcazioni in quelle che paiono azioni di gruppo coordinate.

Nel giro di qualche giorno le anomalie si estendono globalmente. Gli attacchi si fanno sempre più violenti e rapidi, portando alla morte di centinaia di milioni di persone. C’è un altro elemento comune: una strana bioluminescenza blu. Gli stati creano un comitato anticrisi al cui vertice si pongono gli USA, con il vero obiettivo di aumentare la loro influenza politica. Chi è il vero nemico in questo scenario?

Nonostante la dimensione del libro e la presenza di molte, ma necessarie, spiegazioni scientifiche, facilmente raccontate per un pubblico generico, Il quinto giorno diventa un bestseller mondiale. Con un ritmo serrato, l’autore incolla il suo lettore in una storia realistica che non ha confini geografici e i cui eventi avvengono in un anno non specificato del nostro tempo.

Snocciolando notizie reali di attualità, evidenzia come l’uomo si sia convinto, anche grazie alle religioni occidentali, di essere re del pianeta, pur trattandosi di un mero ospite del progetto evoluzionistico. Responsabile dell’inquinamento delle acque, si macchia dell’estinzione di interi ecosistemi grazie a tecnologie o allo sfruttamento intensivo delle risorse marine. In questo contesto non esistono paesi virtuosi.

Si critica la natura litigiosa dell’uomo in cui l’unità di specie è subordinata all’interesse politico-economico. Mentre tutti sono vittime, la CIA sostiene l’idea che si tratti di un attacco terroristico arabo ignorando la scala globale del dramma. Gli USA intervengono con lo scopo di sterminare il nemico e di rafforzare il predominio, particolare che avrà un triste risvolto nell’epilogo.

A fronte di tale spirito, si può osservare la natura non-artificiale che opera coordinata per il perseguimento di un obiettivo condiviso. Esiste un cervello dietro, forse una forma ben più intelligente dell’uomo presuntuoso, che gli ricorda il suo non essere all’apice della catena. Ma questo cervello non è per forza migliore di noi essendo disposto a lanciare animali kamikaze nel suo piano. Né è esattamente ciò che molti si aspetterebbero.

L’artificio umano è precario. Schätzing ricorda come l’uomo abbia necessità dell’acqua per vivere. Da sempre la civiltà si è sviluppata in prossimità dell’acqua, ma ancora oggi i trasporti delle risorse materiali avviene tramite mare. La nostra sopravvivenza dipende dalla corrente del Golfo, che impedisce la nuova era glaciale. Ma in generale è Gaia che sopravvive grazie a un delicato equilibrio e noi con essa. E il punto di non ritorno è già stato superato.

Mi piacerebbe condividere con voi l’epilogo che infligge il colpo più pesante di tutti, sconsigliato a chi vuole leggere il libro. SPOILER Gli attacchi sono causati da una specie sconosciuta, gli yrr, esseri unicellulari strutturati in una società complessa presente fin dalla Pangea. La forma di vita più semplice si rivela la più evoluta ed efficiente. Rispetto agli uomini sono capaci di memorizzare la storia nel loro DNA. Mentre gli USA cercano un veleno per sterminarli (ma che ruolo hanno realmente nell’ecosistema? Quanti e dove sono?), un gruppo di scienziati trova un inganno per far cessare gli attacchi. È però una vittoria di Pirro. La fiducia verso l’America crolla definitivamente e gli stati iniziano guerre reciproche per appropriarsi delle risorse. Segue inoltre il crollo delle religioni occidentali a vantaggio di quelle orientali e dell’animismo. Se è difficile accettare l’esistenza di altre forme di vita intelligenti, decadono i testi sacri che nell’uomo vedono erroneamente il disegno divino e il compito di governare il pianeta. Che senso ha la vita e qual è il nostro ruolo? Siamo forse un errore del destino? E la pace con gli yrr per quanto durerà e chi avrà la meglio? FINE SPOILER.

Sottolineando la fragilità della nostra natura, la storia è possibile scientificamente e ciò ne aumenta il terrore. Siamo davvero noi i padroni ultimi della vita?

Non guarderete più il mare con gli stessi occhi.

©®aMe
Andrea Magliano

Kells

2 Ott

Voglio condurvi in un viaggio nello spazio tempo. Portarvi qua dietro, nella Hollywood del 2010, quando nella cinquina dell’Oscar come miglior film d’animazione si affacciava un outsider tutto europeo. E poi accelerare a tutto gas e volare verso l’Irlanda dell’800.

Voglio raccontarvi… The secret of Kells.

Il film di Tomm Moore e Nora Twomey, coprodotto da Francia, Belgio e Irlanda, rimane tristemente inedito per il mercato italiano. Ed è un vero peccato perché non ha nulla da invidiare a titoli ben più blasonati e commerciali. Sì, è un’opera difficile da collocare. Presenta un’animazione molto diversa a quella oggi abituale, rinnegando la CGI, per abbracciare la tecnica tradizionale ibridata con quella in Flash. Racconta e inserisce tematiche relative alla storia irlandese sconosciuta ai più. Appare come un film infantile, che presenta però notevoli sottotesti ancora adesso motivo di discussione. Per i distributori italiani, un flop sulla carta. Ma a volte bisogna saper osare.

The secret of Kells trova ispirazione in una delle più apprezzate opere artistiche del medioevo irlandese, quel libro omonimo oggi custodito al Trinity College di Dublino. Il libro di Kells (qui un maggior approfondimento) è un manoscritto miniato contenente i quattro Vangeli in latino, corredati da note esplicative e soprattutto dalle magnifiche miniature e illustrazioni colorate che tanto lo hanno reso celebre. La sua origine è ancora oggetto di profonde dispute e il film prova a ricostruirne un’immaginaria e fantasiosa storia.

The-Secret-of-Kells-PosterIl protagonista è un giovane Brendan che vive a Kells sotto la guida del rigido zio, nonché abate. Durante i lavori di costruzione della cinta muraria volta a proteggerli dalle scorrerie vichinghe, giunge un vecchio monaco, Aidan di Iona, assieme al suo gatto, Pangur Ban, e a un libro incompiuto, il libro di Iona. Fuggito dai Vichinghi, Aidan ha una missione, completare il libro prima che sia tardi, e per farlo si affida a Brendan per la ricerca di alcuni materiali che si trovano al di là del muro e al suo straordinario talento. Trasgredendo allo zio, Brendan si avventura nella foresta dove incontra l’albina Aisling, una fata dei boschi.

Una delle caratteristiche che più mi hanno colpito è l’uso che viene fatto dell’animazione. Essa non si traduce in un semplice mezzo attraverso cui narrare la storia, ma è protagonista attraverso un’attenzione maniacale dei dettagli. Tutto ciò che appare positivo  – i protagonisti, Kells, … – sono caratterizzati da linee dolci e morbide, curvilinee, e da colori caldi e vivaci, ispirati proprio al famoso libro e alle sue miniature.  Tale ispirazione si intravede nuovamente nella tecnica dello split screen, nella suddivisione cioè dell’immagine in sottoquadri affiancati, ognuno figurante scene diverse, ma strettamente correlate. Qui sotto un esempio tratto dal film.

The Secret of Kells Split Screen

La foresta è prima descritta come un luogo minaccioso in cui prevalgono l’oscurità e le tenebre, mentre successivamente, dopo l’incontro con lo spirito di Aisling, capace di tramutarsi in un lupo bianco, si carica di colori sgargianti e di verde. Aisling, il gatto e Aidan sono bianchi, svelando il ruolo di guide e di veicoli di speranza. Contrariamente i Vichinghi sono disegnati con tratti secchi e angoli appuntiti. Sono minacce informi e incolore che si muovono a scatti portando con sé il rosso della morte e il nero della paura.

Il personaggio dell’abate è invece incerto, trasmettendo messaggi contrastanti. Disegnato come il personaggio più alto, perché detentore del potere e pilastro di quel gruppo di persone, presenta caratteristiche dolci perché agisce nel bene della comunità e del nipote. Nonostante tutto, le sue buone intenzioni si rivelano spesso sbagliate. Come quella stessa fortificazione.

Il muro è uno degli elementi che eleva il film da semplice racconto di formazione a qualcosa di più. Non rappresenta difatti una mera difesa dalla minaccia esterna, ma una vera e propria mentalità. Nella pellicola, i protagonisti si potrebbero classificare in tre gruppi: il popolo ‘moderno’ e religioso che subisce l’invasione; i Vichinghi che rappresentano i ‘barbari’ e la minaccia; la foresta con il suo spirito magico che incarna il paganesimo. I tre convivono in un precario equilibrio di lotta e contrasto. La fortificazione sembra rappresentare la necessità di separare questi mondi e in un certo senso la negazione del proprio passato pagano.

Aidan non vuole semplicemente terminare il libro. Una volta che sarà concluso, il libro deve essere diffuso tra la gente, ma l’abate è convinto che sia necessario preservarlo all’interno di Kells. Quello stesso libro che si mormora essere talmente bello da essere capace di trasformare le tenebre in luce e di purificare l’anima di chi lo guarda. L’abate, ma qualsivoglia la forza politica e non solo religiosa, sembra diventare l’ottusità e la chiusura.

L’elemento sacrale e l’importanza purificatrice e religiosa del libro, tuttavia, finiscono in contrasto con l’altra anima del film. Brendan non può concludere il libro senza l’aggancio al passato del suo popolo, quella foresta che simboleggia l’anima pagana e antica della nazione. Aisling non è un nemico, ma un aiutante. Aiuta Brendan a liberarsi dalle mura imprigionanti e a ritrovare al tempo stesso la strada. Convive e coesiste con lui e lo costringe ad aprire gli occhi e a crescere.

In ultimo, ma non meno importante, il film possiede una colonna sonora molto evocativa di cui vi propongo un assaggio assieme ai potere di Aisling.

You must go where I can not / Pangur Ban Pangur Ban /
Nil sa saol ceo / Is ni bheimid beo / Ach seal beag gearr

La parte cantata in gaelico recita: There is nothing in this life but mist / And we are not alive, / but for a little short spell.

Auguro a tutti una splendida visione.

©®aMe
Andrea Magliano

Inoltre, un sentitissimo ringraziamento alla blogger manutheartist che mi ha insignito del premio Versatile Blogger Award. Uno speciale ringraziamento a lei. Non aggiungo altro, ma vi rimando al suo blog di poesie molto belle e sentite così potrete accorgervene da soli! Un grazie di cuore.

Tempo

15 Apr

Ho aspettato un po’ a scrivere di nuovo perché dovevo risolvere alcune questioni. Anche se, in sincerità, non tutte hanno avuto una soluzione. Ho atteso a scrivere qualcosa di nuovo perché tutto ciò che sto scrivendo non mi piace e suona male, come questo post. E dunque mi sono allontanato dal blog.

Il precedente Sulla strada è, a mia sorpresa e con mia estrema gioia, l’articolo che ha riscosso più successo a livello di apprezzamenti. E piace, strano a dirsi, anche a me che disprezzo più della metà di ciò che partorisce la mia mente. Come poter replicare? In nessun modo. Nel senso che non mi deve bloccare cercando di eguagliarlo, ma devo guardare avanti e continuare a scrivere. In verità sto scavando dentro. Perché è importante conoscere se stessi.

È un interminabile ticchettio
che, come un colpo di cannone,
lacera il silenzio
ricordandomi di essere vivo.

Avete mai la sensazione, quasi un fastidio, di restare fermi? Nessun avanzamento. A volte è tutto il mondo a fermarsi, ma spesso vi accorgete che siete solo e soltanto voi. Vedete le persone intorno a voi liquefarsi in filamenti di luce che si scontrano in strisce luminose, omologandosi e appiattendosi. E in questo spettacolo voi ne siete estranei. Ma quei momenti di pausa, e apparente noia, vi permettono di aprire gli occhi. Non vi potete nascondere dietro un lavoro, una finta relazione. Siete solo voi e il vostro specchio. E non potete abbassare lo sguardo. Vi aiutano a crescere e avanzare.

Assordante rimbombo
che ferisce il timpano
in questo tacito limbo
fatto di attese e noia.

Non avete mai la sensazione di sprecare del tempo? Magari facendo cose che apparentemente vi sembrano importanti, ma che d’un tratto vi spingono a pensare E se mi fossi dedicato a qualcos’altro di più utile? In questi mesi mi sono accorto di aver rinunciato a molte cose, per abbracciarne altre. Sono cresciuto. Ma in fondo niente è da disprezzare, perché niente è realmente inutile. Tutto porta, se si ha occhi per vedere, a un nuovo insegnamento. Del resto la vita è molto mutevole e chi accetta la norma è destinato a perire.

Forse il tempo,
preziosa risorsa
assai bistrattata,
curerà ogni ferita.
Anche se, mi auguro,
lasci la carne esposta
affinché il ricordo vivo
non tramuti in pietra l’essere.

Ogni esperienza – sia essa un lavoro, un’amicizia, un amore, un lutto – lascia un segno sul nostro corpo. Una cicatrice che speriamo, quando poniamo la parola fine, il tempo chiuda e cancelli. Ma cancellare vuol dire dimenticare. Io non credo di volere dimenticare, perché tutto succede per un motivo e ci aiuta a rafforzare il nostro corpo, abituandolo a stimoli prima inesplorati.

Finirà presto la serie dei post criptici, lo giuro. È che in verità non avevo altro da dire se non che mi devo semplicemente tagliare i capelli. E volevo raccontarvelo nella maniera più originale.

©aMe
Andrea Magliano


Madonna – Has to be
(bonus track di Ray of Light per il solo mercato giapponese)

Io voto Hello Kitty

22 Feb

Poffarbacco, sono in ritardo! A mezzanotte scenderà il silenzio pre-elezioni e non si potrà più fare campagna. Volevo però condividere con voi il partito che preferisco e che dunque riceverà il mio voto!

Mi chiedo da un po’ Ma per chi voterò? Insomma queste elezioni sembrano il caos totale! L’Italia sta affrontando una recessione che l’ha resa in fin di vita. Ma non si cerca più di uscirne. Tutte le ipotetiche soluzioni sono divenute parte integrante dei programmi e dunque il Parlamento cazzeggia amabilmente su qual è lo striscione migliore! Il Governo cade per la terza volta consecutiva, perché Monti si è dimesso come Berlusconi prima di lui ed entrambi lasciano l’incarico anzitempo come Prodi! Il Presidente della Repubblica è vittima anche lui della crisi. Dicono che il suo mandato sia finito, ma vi svelo la verità. Non ha pagato l’IMU ed è stato sfrattato! Come se non bastasse, anche il Papa ha deciso di dimettersi proprio in queste settimane! I ben informati sostengono che abbia trovato un lavoro molto più redditizio in un casinò di Las Vegas e che celebrerà matrimoni vestito da Elvis!

Queste elezioni segnano la fine del sistema bipartitico italiano. L’esperimento di riunire tutti i partiti in due maxi coalizioni fallisce miseramente e ora ci troviamo una sfilza di nomi e candidati che nessuno sa più neanche chi è con chi, chi sta a destra e chi sta a sinistra. Insomma, un tempo avevamo i bei faccioni di Bersani e Berlusconi in primo piano. Ora è peggio di un registro scolastico! E ogni giorno ne sbuca uno nuovo! Sono molto ignorante in materia politica, ma chi è Ingroia? Un nuovo alunno?

Però, nessuno di loro mi convince! Bersani lo apprezzo per il suo simpatico accento, ma non ce l’ho come amico su Facebook. Casini mi fa tenerezza, perché ci prova a fare politica, ma proprio non ce la fa. Poi c’è Grillo, di cui tutti parlano, ma personalmente non mi convince perché di comici al potere ne abbiamo già avuti. Poi c’è la Lega, ma non ricordo se il verde sarà il colore della moda primavera estate 2013 e non voglio ritrovarmi con il guardaroba sbagliato! Monti mi stava più simpatico quando faceva il maggiordomo prima di tutta questa operazione simpatia con tanto di cagnolino sempre in mostra, neanche fosse un’attrice hollywoodiana con il suo chihuaha! E poi c’è Berlusconi, su cui avrei tanto da dire, ma che non dico perché è meglio. Ha avuto 17 anni per governare, insomma, diamo spazio ai giovani per una buona volta! E poi mi ha mandato la lettera per il rimborso IMU, ma sono un disoccupato/precario che vive con i genitori, dunque l’IMU non la pago! Perché dovrei votarlo?

E allora chi votare? Beh, una soluzione c’è: HELLO KITTY! Voglio dire. Cerchiamo tutti la novità e allora andiamo incontro alla novità! Hello Kitty sarà il primo Presidente del Consiglio femmina! E anche animale che non si vergogna di ammetterlo! Poi è rosa e chic allo stesso tempo! Il suo è il vero partito dell’amore! Hello Kitty è proprietaria di qualsiasi cosa possibile. Possiede aeroplani con tanto di cuscini personalizzati, parchi divertimento, utensili per la casa, libri, elettrodomestici, industrie, forse anche una squadra di calcio, abbigliamenti con il proprio marchio per donna e uomo. E poi produce alcuni simpatici boxer maschili, tra i più apprezzati e ricercati dal mercato, che assolvono anche alla funzione di contraccettivo naturale! Perché voglio sapere chi vuole fare sesso dopo aver visto quest’intimo! Hello Kitty pensa sempre a tutto!

Boxer Hello Kitty

In sintesi, una persona così potente che riesce a uscire indenne dalla recessione mi sembra l’esempio migliore per risanare l’Italia in un momento così difficile! E poi ricordiamoci che alla base della nostra vita c’è sempre una donna e le donne sono uniche!

Insomma, convenite con me che alla fine Hello Kitty è l’unica scelta sensata alle prossime elezioni! Per cui domenica quando andrete a votare barrate l’apposita casella con la matita che vi verrà data in dotazione. Diffidate dai falsi e attenzione se vi danno quelle penne con inchiostro simpatico!

Hello Kitty

Vota Hello Kitty! Votala per un domani migliore!
Votala e riceverai un paio di quei fantastici boxer!

@aMe
Andrea Magliano

PS. poiché io non sono un comico e il mio sarcasmo – laddove effettivamente esista – è facilmente fraintendibile, ricordo, a chi non avesse colto, il tono ironico con cui è stato pensato e scritto l’articolo di cui sopra. Ma l’ironia e il sarcasmo rivelano sempre dei fondi di verità, per citare la parola da indovinare all’Eredità di questa sera – eh sì, mi tocca guardare quel programma purtroppo! -. In questo articolo ho dichiarato due verità sacrosante, l’importanza della donna e il fatto che seriamente, SE voterò alle prossime elezioni, il mio voto sarà dato a Hello Kitty. Riconosco l’importanza del voto e il fatto che questo è un diritto da non sprecare. Una libertà ottenuta con il sangue e il sudore nel corso dei secoli. Ma personalmente ritengo che la classe politica italiana sia, dal primo all’ultimo, corrotta e ormai poco rappresentativa degli interessi del popolo. In questo mese non ho sentito concretamente un programma elettorale, ma ho sempre visto operazioni di riqualificazione dell’immagine del politico di turno. Purtroppo nella politica italiana ho perso totalmente fiducia e mi spiace dirlo. Ascoltando la gente per strada mi sembra sia una sensazione condivisa. E la sfiducia del popolo è la cosa peggiore a cui si dovrebbe giungere. Buone elezioni.

@aMe
Andrea Magliano